Ostia, il prefetto di Roma Basilone: «L’esercito rimarrà, lo Stato non arretra»

Ostia, il prefetto di Roma Basilone: «L’esercito rimarrà, lo Stato non arretra»
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 21 Novembre 2017, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 13:54

«Ostia è stata strattonata da interessi marci, per anni. Ora che finisce il commissariamento e torna la politica, la presenza dello Stato non arretra. Anzi. Siamo pronti ad aumentare gli sforzi. Pensiamo a un tavolo anti-racket e anti-usura, a vertici periodici con tutte le forze dell’ordine, agli immobili confiscati alla malavita da trasformare in attività virtuose e utili ai cittadini. E poi l’Esercito: resterà a Ostia, è un impegno». Il prefetto di Roma, Paola Basilone, la settimana scorsa ha convocato un comitato straordinario per l’ordine e la sicurezza nella sede del più grande municipio d’Italia mai sciolto per mafia. Erano le ore in cui tante telecamere si accendevano per raccontare lo strapotere delle famiglie Spada, Triassi e Fasciani, dopo l’aggressione di una troupe della Rai. Ora che cameraman e taccuini vanno via via scemando, promette il prefetto, «il nostro impegno per Ostia continua».

Domenico Vulpiani, il prefetto che ha retto il municipio negli ultimi 26 mesi, ha detto, un po’ provocatoriamente, su queste colonne che il commissariamento sarebbe dovuto durare 10 anni, per spazzare via tutto il marcio da Ostia...
«Guardi, io credo che questo fosse il momento giusto per tornare a un’amministrazione ordinaria. In due anni Vulpiani ha portato avanti un lavoro difficile, si è riusciti a ripristinare la legalità che prima del commissariamento era compromessa. C’è stata una grande opera di risanamento, ma ora la democrazia andava ripristinata. Era giusto che il municipio, una volta bonificato, tornasse ai cittadini».

Stando ai numeri dei seggi, i cittadini non hanno dimostrato una gran voglia di riprendersi il Municipio; l’affluenza è stata un flop, ha votato un elettore su tre.
«Questo è un dato che amareggia, sicuramente. Due anni dopo lo scioglimento per infiltrazioni criminali, ci si aspettava una partecipazione più forte. Ma in questi anni le fila dell’astensione si sono ingrossate un po’ ovunque. Non solo a Ostia, non solo a Roma. C’è una disaffezione a livello nazionale, guardi cosa è successo anche in Sicilia poche settimane fa. Certo, qui si tornava a votare dopo un passaggio doloroso per il territorio, mi aspettavo altri numeri, specialmente al primo turno».

Il distretto di Ostia è il municipio di Roma con più case popolari in rapporto alla popolazione. Parliamo di 6.400 alloggi e la metà è occupata. Sono le cosche a decidere chi può starci e chi no. Come si aggredisce il potere di chi gestisce questo racket, che oggi non sembra scalfito?
«Intanto una cosa: per le nuove occupazioni, c’è tolleranza zero. Gli sgomberi sono immediati. Il discorso è un altro per gli alloggi occupati da anni. In quel caso dobbiamo rispettare le nuove direttive del Viminale, per cui prima di procedere allo sfratto va realizzato un censimento degli abitanti per individuare chi è in condizioni di fragilità sociale. Quello delle case popolari è un problema romano, non solo di Ostia. Quando sono stata ascoltata in Parlamento dalla Commissione d’inchiesta sulle periferie ho ricordato che in città ci sono quasi 12mila occupanti, senza contare le case dell’Ater. La dimensione del problema è questa, ora abbiamo procedure chiare che devono essere seguite».

Vulpiani ha chiesto che l’esercito rimanga sul litorale, a guardia delle spiagge dove si sviluppano tanti interessi opachi.
«E’ un impegno che proseguirà, i soldati rappresentano un presidio di legalità fondamentale ed è giusto che almeno in questa fase rimangano a Ostia. Li vedremo sul lungomare anche la prossima stagione estiva».

Per combattere le cosche è importante anche piantare sulla mappa di Ostia centri di aggregazione sani. Se le palestre del Comune sono chiuse, poi c’è chi ha la tentazione di iscriversi a quella degli Spada...
«Infatti stiamo lavorando per accelerare il più possibile la trasformazione degli immobili confiscati in attività virtuose, che diventino utili per gli abitanti di questo municipio. Porteremo a Ostia anche un tavolo anti-racket e anti-usura. Il messaggio è chiaro: il commissario se ne va, lo Stato no».
 

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