E' la fotografia di un pessimismo che spopola «soprattutto tra i giovani», spiega Lazar, e in particolare tra quelli con un livello più basso di educazione e residenti in ampi conglomerati urbani». Non solo. Lo scetticismo tocca anche la democrazia: «Il 33% dei giovani sostiene che finalmente forse può esistere un altro sistema politico».
LE SOLUZIONI
I numeri italiani, seppure più di quelli europei, portano però a un'unica conclusione per Lazar: «C'è ancora oggi un grandissimo malessere politico-democratico in Europa, con un grandissimo ritorno all'idea che il livello più interessante delle decisioni sarebbe quello nazionale, non quello europeo», sottolinea Lazar. I numeri dicono infatti che il 66% degli europei sono convinti che sia meglio prendere le decisioni a livello nazionale, anche quando evidentemente questo comporta una limitazione del livello europeo delle decisioni. Si capisce bene, dunque, perché «in alcune zone di questi Paesi Ue vorrebbero che contasse di più il piano regionale». Succede soprattutto dove si registra un forte divario: «Chi ha un certo livello di vita sviluppa una forma di egoismo», dice il professore francese. «È quel populismo di ricchi, convinti che l'unica soluzione sia da ricercare a livello regionale», o nazionale, come nel caso della Gran Bretagna.
E allora quali sono le soluzioni? Una risposta è possibile, purché si inquadri «che significa il modello europeo». Perché «tra le tante cose che si aspettano gli europei», puntualizza lo storico francese, c'è «una nuova narrazione sul Vecchio Continente». Insomma, «va ripensata quella piccola utopia di Europa, quel tipo di utopia che cerca di cambiare le condizioni di vita degli uomini nelle quali gli uomini vivono e capace di fare i grandi passi dell'umanità, come dice uno studioso americano. Ebbene, una delle grandi sfide, almeno per la gioventù europea, è convincere chi non ha avuto accesso all'educazione, chi è uscito del sistema scolastico, chi non trova impiego la grandissima opportunità che è l'Europa. Oggi i favorevoli alla difesa unica (57%) sono pari ai sostenitori dell'euro (58%). L'obiettivo può essere arrivare alle elezioni Ue del 2019, con il 58% degli europei favorevoli all'unione europea. «La parola d'ordine deve essere educazione, educazione, educazione».