Per l'Incontro Ravvicinato della serata di Halloween, al Parco della Musica, non poteva esserci che Palahniuk, sul palco assieme ad Antonio Monda, per parlare dei film horror che l'hanno più colpito e influenzato. Da Miriam si sveglia a Mezzanotte di Tony Scott - «con tutte quelle diapositive, quelle immagini da impianti di sorveglianza a scandire la storia» a Rosemary's Baby di Roman Polanski - «così fedele allo humor di Ira Levin». C'è spazio anche per un piccolo capolavoro, Burnt Offerings di Dan Curtis (Danza macabra, nella versione italiana), con «quella casa che si rigenera e diventa una prigione per la famiglia che ci abita». Un film che precede un capolavoro come Shining di Stanley Kubrick, tratto dal libro di Stephen King, e ne costituisce la sua «versione estiva». Ma che ne pensa dello scrittore di It, che ha venduto 800 milioni di copie nel mondo? «Non si può dimenticare - risponde - che certi suoi successi, come Carrie, devono molto a film precedenti a basso costo; se penso a a Christine, la macchina infernale, diretto da John Carpenter e tratto da un suo libro, non posso dimenticare Duel, di Stephen Spielberg...»
«Le mie storie possono sembrare estreme - ha detto - ma non avete idea di come sono quelle reali, che mi vengono raccontate». Palahniuk si è avvicinato alla narrativa mentre lavorava in fabbrica, grazie a un corso di scrittura guidato da Tom Spanbauer, allievo di Gordon Lish, lo storico editor di Raymond Carver. Nell'incontro con Monda, anticipa come sarà il suo prossimo libro. «Sto cercando di mettere a punto una teoria unificante che possa spiegare un legame tra tutti questi casi di violenza negli Stati Uniti, che avvengono in ogni gruppo e ambiente; l'ho presentato alla mia casa editrice con il titolo Il nuovo Mein Kampf americano, che però non è risultato molto convincente...»
La prima regola del Fight Club, come si sa, è che non bisogna mai parlare del Fight Club. Ma Palahniuk ne ha parlato, eccome. «Courtney Love voleva la parte di Marla - ha raccontato - e per averla ha fatto di tutto, e continuava a portarsi a cena il produttore esecutivo; ma David Fincher aveva un'idea diversa: voleva qualcuno che avesse l'aspetto di Judy Garland, e alla fine la scelta cadde su Helena Bonham Carter...» Quanto a Norton, non voleva proprio interpretare il personaggio in quel modo. «Avrebbe preferito un personaggio simpatico, ma Fincher fu chiaro: doveva essere fonte di confitti; così ad ogni discussione chiamavano me, per sostenere l'idea di David».
Oggi, dopo la versione a fumetti di Fight Club - «non potevamo correre il rischio di ripeterci, con le illustrazioni abbiamo fatto qualcosa di nuovo» - è in preparazione una versione cinematografica di Invisible Monsters, la storia di una modella che resta con la faccia dimezzata dopo un colpo di fucile, «non poteva interessarsene che il team di American Horror Story, la serie tv».
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