Terremoto, i soldi ci sono ma la ricostruzione è ferma

Terremoto, i soldi ci sono ma la ricostruzione è ferma
di Italo Carmignani
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Lunedì 30 Ottobre 2017, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 09:36

dal nostro inviato
ARQUATA DEL TRONTO - A un anno sette ore e quaranta minuti dal sisma che riportò indietro di almeno cento anni la classifica delle scosse più forti dell'Appennino, la ricostruzione del dopo terremoto guarda indietro e non trova niente. Esclusa una scuola e qualche strada, realizzate per necessità e non per virtù, il capitolo della ricostruzione, l'auspicata ripartenza di 140 Comuni e di 55 desolate zone rosse, è un centometrista incollato ai blocchi di partenza. «Per un motivo semplicissimo: non è mai terminata la fase dell'emergenza, siamo indietro con le casette, quanto con le macerie. E pare che più se ne parli e più si vada indietro». Semplicità appenninica e nome mitologico, Aleandro Petrucci, sindaco di Arquata del Tronto, la spiega come la sa nel giorno in cui il calendario racconta della scossa 6.5 della scala Richter delle 7,40 di un anno fa che mise in ginocchio Marche e Umbria lasciando intatta Amatrice perché è difficile distruggere le macerie. Da allora, sul fronte casette, tanto per fare un esempio, su 3.570 moduli richiesti nelle quattro regioni colpite, quelle consegnate sono 995.

LE ACCUSE
Fermato quello dei sismografi, è il terremoto delle parole a segnare l'anniversario. E se la chiesa, attraverso la voce del cardinale Parolin, chiede di snellire le procedure per migliorare la sinergia tra sfollati e amministrazione dello Stato, dal fronte dell'anticorruzione, Cantone è più esplicito: «Di tutti i cantieri delle scuole ne sono partiti soltanto due. Se nessuno vuole partecipare alle gare allora il problema è dell'amministrazione centrale non della mancanza di deroghe o dell'anticorruzione».

Il punto è sempre lo stesso, la burocrazia e le procedure, che si tratti di macerie, di casette o ancora della ricostruzione vera. Ma anche le velocità sono diverse: se Norcia ha preparato fin dall'ottobre del 2016 le aree per ospitare le casette, chiamate in gergo Sae, altri comuni si sono messi all'opera solo di recente. Perché? «Semplice ricorda Nicola Alemanno, sindaco di Norcia molti comuni fino a poco tempo fa non erano raggiungibili perché non c'erano le strade. L'esempio arriva da Castelluccio».
La madre di tutti i ritardi sono le macerie. Paola De Micheli, il commissario straordinario, ha spiegato al Messaggero: «Le macerie degli edifici pubblici sono state tutte rimosse, restano quelle dei privati e qui sta il problema: i privati hanno il diritto di scegliersi la ditta che rimuove i detriti e non sempre è facile farli mettere d'accordo».
C'è chi ha pensato di forzare la mano e parla di ordinanze di sgombero con cui costringere i privati a prendere una decisione. Ma i ricorsi ai tribunali sono in agguato e se tutto finisce in mano alla giustizia i ritardi diventano storici. Altro capitolo sono gli abusi edilizi: se la casa da ristrutturare è interessata dal problema allora rischia di non prendere i finanziamenti. E non è servita la promessa solenne dei comitati degli sfollati a sanare in corso d'opera gli abusi con i progetti di ristrutturazione. Anche un lucernaio sbagliato in mezzo alle montagne è abbastanza per non concedere i finanziamenti. Tanto da far tuonare Vicenzo Bianconi, capo degli albergatori della Valnerina: «Così non andiamo da nessuna parte: se non riusciamo ad alzare le nostre case e i nostri alberghi, non andiamo da nessuna parte».

I FINANZIAMENTI
Forte di una confidenza con l'economia, il commissario De Micheli l'ha detto subito: «I soldi ci sono, non sono quelli il problema». E nessuno meglio dei sindaci che hanno vissuto la seconda terribile parte dell'ultimo sisma appenninico lo sa. La più violenta tra le scosse, quella ricordata oggi, ha allargato in maniera abnorme il cratere del terremoto, portando gli 8 miliardi di danni stimati dopo le scosse del 24 agosto ad oltre 22, poco meno dell'1,4% del Pil nazionale. Oltre ai due miliardi europei annunciati dal presidente Tajani e già in viaggio verso l'Italia, ci sono altri 5 miliardi di finanziamenti per la ricostruzione in Centro Italia. Metafora della ricostruzione, il centometrista ai blocchi di partenza ora avrebbe anche l'energia economica per scattare con slancio verso il traguardo. Quando verrà sparato il colpo?