Coinvolti anche i fratelli Gerardo e Ciro di Carluccio, quest'ultimo considerato il cassiere del clan camorristico dei Contini, titolare della Petrol Power. Tra i metodi adottati per evadere l'Iva e per ottenere ingentissimi introiti con il contrabbando di carburante, c'era il sistema della «frode carosello»: le società importavano benzina destinata, solo sulla carta, all'esportazione e quindi esente dall'Iva.
In realtà, il carburante veniva immesso nel mercato nazionale a prezzi concorrenziali. Un altro sistema era quello delle «navi fantasma». Consiste nell'acquisto di benzina destinata in maniera fittizia alle imbarcazioni, ottenuta sempre in regime di esenzione di accisa e Iva. Per dissimulare l'operazione fraudolenta, gli indagati si sarebbero serviti di documenti falsi che attestavano la vendita del prodotto a imbarcazioni che, in realtà, non erano nemmeno presenti nei porti in cui sarebbe avvenuta la consegna del carburante. Dalle indagini è emerso anche un traffico di olio lubrificante proveniente dalla Polonia.
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