Ieri e oggi a palazzo Madama, dove si vota la legge elettorale, è andata in scena la consueta performance di una maggioranza che ogni volta, per essere tale, deve andare a cercarsi i voti - o le assenze - per andare avanti. Verdini, e i suoi di Ala, ci sono anche stavolta e, senza nascondersi, rivendicano il proprio ruolo. Quello di sempre, lo stesso che un anno fa - al momento della trattativa sul governo Gentiloni - li portò alle porte del governo dove non entrarono con propri esponenti solo perché si cercò di non modificare la squadra che era stata per tre anni con Matteo Renzi.
E stamane, nell’aula del Senato, è stato lo stesso Verdini ad alzarsi in piedi rinfrescando a tutti un po' la memoria: “Ecce homa”, l’esordio del senatore che poi prosegue dicendo che “non è vero che è cambiata la maggioranza”. “Non è vero - insiste - perché noi c'eravamo, ci siamo e ci resteremo sino alla fine”. “C'è chi è stato responsabile a fasi alterne, noi abbiamo cercato di esserlo sempre. A chi dice oggi che si è realizzata una nuova maggioranza - con l'uscita di Articolo 1 e con il nostro ingresso - vorrei dire che non è vero perché noi c'eravamo, ci siamo stati e ci saremo fino all'ultimo giorno della legislatura. Certo, siamo quattordici, ‘ministri’ senza portafoglio. E lo rivendichiamo!”. Quindi, sostiene Verdini, prima dello strappo di ieri l'altro, Mdp votava nella maggioranza con Ala dentro.
Poi in relazione alla storia del presunto interesse alla modifica dei requisiti per la candidatura all’estero Verdini prima la definisce “una delle tante stupidità dette” e poi afferma: “Non so se mi ricandiderò, ma se lo farò lo farò sicuramente in Italia. Se Veneto e Lombardia dichiarassero l'indipendenza mi candiderei là per battermi, da vecchio repubblicano, per l'unità del Paese”. Altro che nascondersi nel collegio dell’Alaska.
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