Tifosi della Lazio in curva Sud con un trucco, inchiesta Figc sulla società

Tifosi della Lazio in curva Sud con un trucco, inchiesta Figc sulla società
di Sara Menafra
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Giovedì 26 Ottobre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12:34

Non ci sono più solo i sedici presunti responsabili degli atti vandalici in curva Sud al centro del «caso Anna Frank». Se la procura di Roma e la Digos, che indagano con l’ipotesi dell’istigazione all’odio razziale, stanno continuando a valutare le immagini di quel pomeriggio per identificare chi e quando abbia tappezzato un pezzo dello stadio Olimpico con le immagini della giovane vittima delle Ss (al momento sono sedici, tre dei quali minorenni anche se il più giovane non è imputabile perché ha 13 anni), a muoversi, com’era normale che fosse, è anche la procura sportiva della Federcalcio. Ieri, il procuratore federale ed ex prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha avviato il fascicolo disposto accertamenti e chiesto la collaborazione di questura e procura ordinaria. 

ARIA PESANTE
E già si respira un’aria pesante: l’indagine - che di certo porterà a qualche forma di sanzione - rischia di tirare in ballo la stessa società sportiva Ss Lazio, insieme a quella che gestisce la biglietteria dell’Olimpico. È stata proprio la Lazio a decidere, sfruttando le pieghe dei regolamenti, di lasciare che i tifosi della Nord potessero entrare nella Sud, dandogli così la possibilità di sfregiare la «sede» della squadra avversa. 

REGOLAMENTO POCO CHIARO
La squalifica della Nord era stata data sulla base dell’articolo 11 n.3 del codice di giustizia sportiva: la chiusura coattiva di uno o più settori dello stadio serve a punire un club per i comportamenti illeciti dei propri sostenitori attraverso il meccanismo della responsabilità oggettiva. Non si tratta di una sanzione diretta contro i tifosi che, quando riconosciuti colpevoli, sono puniti ad esempio il Daspo. Secondo questa lettura, la chiusura di una zona dello stadio non significa impedire agli occupanti di quella zona di trovare posto altrove. Ed è proprio così che Lotito ha deciso di fare il primo passo: aprire la curva Sud che solitamente è chiusa, usando il diritto che ogni società ha di scegliere, in funzione anche della capienza dello stadio, quali settori dello stesso mettere a disposizione dei propri tifosi. 

Il secondo passo è stato quello di trasferire lì anche gli abbonati della curva Nord che stando al regolamento non possono comprare biglietti in altri settori dello stadio. Anche in questo caso, è stata una precisa scelta della società a lasciare campo libero alla tifoseria. Aderendo alla campagna on line “We fight racism” e pagando un euro (oneri fiscali) si veniva in possesso di un codice che annulla l’abbonamento e permettete al sistema di emettere regolare biglietto. 

RISCHI E RESPONSABILITÀ
L’iniziativa, vestita con l’abito antirazzista, era molto piaciuta in Federcalcio da dove specificano che non hanno ruolo in tema di bigliettazione. Stessa linea anche per la Lega. «Procedura singolare» l’ha definita il numero uno del Coni, Giovanni Malagò che ieri è tornato alla carica contro Lotito: «Da una parte il presidente Lotito ipotizza un complotto e dall’altra la Digos abbia individuato i soggetti in questione». Una sottovalutazione dell’intera vicenda potrebbe esserci stata anche dall’Osservatorio presso il Viminale che probabilmente avrebbe dovuto dare l’ok all’iniziativa. Ieri, il capo della polizia Franco Gabrielli ha usato parole durissime: «Vomitevole l’ironia sulla Shoah. Non si possono irridere certe tragedie». Dalle parti della Lazio, al di là della bagarre sull’audio di Lotito, smorzano i toni: la società lascia filtrare di sentirsi tranquilla, visto che l’apertura della curva è prassi per Verona e Juventus. 

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