Palermo, sarà demolita la chiesa abusiva del prete sospeso per le aspre critiche al Papa

Palermo, sarà demolita la chiesa abusiva del prete sospeso per le aspre critiche al Papa
di Mario Meliadò
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Mercoledì 18 Ottobre 2017, 17:33 - Ultimo aggiornamento: 21:26
Sembrano non finire mai i clamori e le noie per don Alessandro Maria Minutella, il sacerdote che contestò pubblicamente il Papa: la sua nuova chiesa sarà demolita, perché abusiva. Firmato, il sindaco di Carini – nel Palermitano –, Giovì Monteleone.
 
L’ex parroco della chiesa di San Giovanni Bosco, nel quartiere Romagnolo di Palermo, di recente aveva ben pensato di costruire una “sua” nuova chiesa a Carini, in contrada san Nicolò; esattamente, in via Angelo Morello. Ma il 23 giugno scorso, come trapelato in queste ore, i tecnici dell’Amministrazione comunale hanno inviato una precisa ordinanza all’indirizzo del religioso: il tempio è stato costruito abusivamente, va pertanto abbattuto nel giro di 90 giorni, con conseguente ripristino dello stato originale dei luoghi.

Adesso, questi tre mesi stanno per terminare. E se al sopralluogo che seguirà la scadenza del termine gli emissari del Comune di Carini dovessero constatare che la demolizione non è stata effettuata, il tempio confluirà automaticamente nel patrimonio immobiliare dell’Ente.
 
Il provvedimento di demolizione è stato notificato proprio a don Minutella (in quanto ex proprietario dell’immobile) e al presidente dell’associazione “Piccola Nazareth”, Santo Di Gati. Negli ultimi anni, l’associazione aveva chiesto la variazione della destinazione d’uso dell’immobile, in modo che da “civile abitazione” fosse convertita in “chiesa”; dall’Amministrazione, però, era arrivato un secco rifiuto. In più, l’opera in sé sarebbe stata eseguita «in totale difformità» rispetto alla concessione edilizia.  
 
Non è certo la prima volta che le cronache si occupano dell'ex parroco del Romagnolo. Padre Alessandro Minutella aveva criticato aspramente Papa Francesco ed era giunto a promuovere un raduno nazionale al Palaferroli di Verona per opporsi alle cosiddette «sette eresie» di Jorge Mario Bergoglio, già condannate in un documento sottoscritto da 62 tra sacerdoti e studiosi laici. Ultimo atto d'accusa, malgrado l’Amoris Laetitia, la partecipazione di fedeli divorziati all’Eucaristia non avrebbe legittimazione; in realtà però don Minutella più volte aveva definito a chiare lettere il Pontefice come un “messo” di logge massonico-sataniste, e la Chiesa di oggi come una «prostituta indegna».
 
Così, il 31 marzo scorso l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha rimosso e sospeso a divinis don Minutella per via di «affermazioni e comportamenti che danneggiano gravemente alla comunione ecclesiale e all’armonia del nostro presbiterio», ingiungendogli di lasciare la parrocchia entro 15 giorni, senza poter neppure celebrare una funzione religiosa di commiato con le sue “pecorelle”.  Ma i fedeli dell’associazione “Piccola Nazareth" sono insorti, chiedendo in una lettera all’arcivescovo di non rimuovere don Minutella, al contempo facendogli sapere che non avrebbero accettato un altro parroco. Una presa di posizione che aveva “scatenato” gli altri fedeli, che avevano subito organizzato una veglia di preghiera per l’unità della Chiesa e in segno di solidarietà all’arcivescovo.
Da poco, poi, le Iene Mediaset hanno dipinto a tinte fosche la “Piccola Nazareth”, sostenendo in un servizio che don Alessandro avrebbe ormai incardinato una “Chiesa parallela”, perfino ordinando “suore minutelliane”, almeno una delle quali – stando alla denuncia di un genitore – avrebbe subito costrizioni psicologiche tali da indurla a non sentire né vedere amici e parenti da più di tre anni.
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