E' tempo di Prog, con New Chant Bernardo Lanzetti riporta in vita gli Acqua Fragile

Piero Canavera, Bernardo Lanzetti e Franz Dondi
di Enzo Vitale
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Giovedì 21 Settembre 2017, 19:37 - Ultimo aggiornamento: 21:39
Tutto iniziò con gli Immortali, la band che arrivò fino alla corte di Lucio Battisti. Lasciato il “monarca”, e  cambiato nome, proseguirono su strade ancor più blasonate arrivando ad esibirsi con i mostri sacri della musica anni ‘60 e soprattutto ‘70: Soft Machine, Alexis Korner, Curved Air, Uriah Heep e Gentle Giant. Un nome, una garanzia: Acqua Fragile.
Dopo anni d’oblìo il gruppo Prog torna alla ribalta. Artefice della rinascita Bernardo Lanzetti, lombardo di origini, ma umbro di adozione. Il cantante, infatti, ha scelto un’amena località del lago Trasimeno per trascorrere gran parte dell’anno.
«Beh, a dire il vero, il lago stesso è stato fonte d’ispirazione di uno dei brani del nostro nuovo ellepì, si un tempo si chiamavano così».
Lanzetti quindi si torna sulla scena, qual è il titolo del nuovo album?
«Si chiamerà, anzi, visto che è già pronto, si chiama New Chant e uscirà a breve. L’esordio è previsto per il prossimo 14 ottobre».

Nostalgia, voglia di tornare al passato o cos’altro? Qual è stata la scintilla che ha riacceso il sacro fuoco del Prog?
«Niente di tutto questo, oltretutto non ho mai interrotto la mia carriera solista. Solo che quattro anni fa, per celebrare i 40 anni degli Acqua Fragile, al Vox 40, abbiamo suonato insieme ad un’orchestra e sono stati tanti gli apprezzamenti e le esortazioni a ricominciare».

Quattro anni di incubazione per il nuovo disco?
«Mettere d’accordo le persone non sempre è facile, diciamo che abbiamo riflettuto molto, ma alla fine abbiamo partorito un album davvero interessante che riprende la tradizione di Acqua Fragile».

E nella tradizione di Acqua Fragile testi in inglese naturalmente?
«Sì, diciamo che è così con l’esclusione di un brano cantato esclusivamente in italiano (Tu per lei, ndr), per non parlare poi di un altro che è nato proprio qui in Umbria, a Castiglione, ispirato guardando le acque del Lago Trasimeno».

Sempre un occhio di riguardo alla vocalità naturalmente?
«Naturalmente. Brani come microsuite, inni e anche marcette. Interessante. Poi mi saprà dire».

Lanzetti, perdoni la domanda, due album con Acqua Fragile e tre con la Pfm: si sente appartenere più all’uno o all’altro gruppo?
«Diciamo che con la Premiata non ho avuto vita facile, preferisco sorvolare. Quindi nessun dubbio: Acqua Fragile».

Cosa avverte, cosa pensa di questo ritorno sulle scene insieme a i suoi compagni di un tempo?
«Una sensazione bellissima. Soprattutto per il fatto che nella vita non ho mai avuto tante attenzioni come adesso».

Ho notato che nel disco ci sono ospiti di altissimo livello?
«I nomi, in effetti, parlano da soli: Pete Sinfield, Nick Clabburn e il batterista Jonathan Mover. Hanno dato il loro contributo anche Alessandro Giallombardo e Alessandro Mori, figlio di Maurizio, tastierista storico del gruppo».

Un ritorno al passato con un occhio al futuro. Un album fatto di ritmi dispari, ma anche di armonie classiche, melodia e marcette. Quell’originale nome, gli Immortali, per la band è stato un presagio. Il gruppo è rinato, ed eccolo ancora una volta qui.
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