Catasto, in Centro scoperte 35 mila finte case popolari

Catasto, in Centro scoperte 35 mila finte case popolari
di Michele Di Branco
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Lunedì 10 Marzo 2014, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 14:57
​L’operazione di “equit fiscale”, come l’aveva definita il vicedirettore dell’Agenzia delle entrate Gabriella Alemanno, andata a segno. La cartina geografica immobiliare di Roma è stata stravolta. Ed ora la città ha valori catastali che rispecchiano la realtà del mercato. Sono appena 5-7 mila i proprietari di case della Capitale che hanno fatto ricorso contro gli accertamenti che il fisco ha indirizzato a 175 mila contribuenti prima della fine del 2013.



Nei mesi scorsi, alla fine di un’indagine durata tre anni, l’Agenzia del territorio aveva riscritto la mappa immobiliare di Roma. Disegnando il panorama che si sospettava da anni: molti proprietari vivono in case la cui rendita catastale non è coerente coi valori di mercato. Consentendo così di pagare tasse ridotte rispetto a cittadini residenti in zone periferiche. L’adeguamento ha riguardato immobili di 14 micro zone: dal centro a Monti, da Trastevere alle Ville dell'Appia. E meno del 5% di coloro i quali sono stati raggiunti dalle comunicazioni del fisco ha chiesto che la situazione venga riesaminata. C’erano due mesi di tempo per muoversi con il meccanismo dell’autotutela inviando all'ufficio provinciale del Territorio di Roma una domanda in carta semplice, con la documentazione a sostegno. Ma in pochissimi l’hanno fatto, riconoscendo la fondatezza dei fatti.



LE CATEGORIE

Nella sostanza, l’operazione vuol dire il tramonto degli alloggi “ultrapopolari” del centro e delle altre zone di pregio della città. Quelli riconosciuti dal fisco (in base a una classificazione del 1939) come immobili di scarso valore. E come tali sottoposti a un trattamento di favore, al contrario di molte strutture residenziali periferiche, al momento di versare l’Imu e le altre imposte sulla casa. Anche se nel frattempo (sono passati ben 64 anni) hanno subito ristrutturazioni tali da trasformarli in lussuosi appartamenti. Oppure, altro caso possibile, sono stati rivalutati dal miglioramento delle infrastrutture urbanistiche limitrofe. L’impatto prodotto dal riclassamento è notevole.



GLI ESEMPI

Prima dell’indagine, gli immobili accatastati A/4 (abitazioni di tipo popolare) erano 38.160. Adesso si sono ridotti a 5.269. Quelli A/5 (case ultrapopolari di bassissimo livello non dotate di servizi igienico-sanitari esclusivi) erano 1.859. Ora se ne contano solo 28. Per dare un’idea della situazione, prima che gli ispettori del fisco si muovessero, in piazza di Spagna il 33% degli immobili erano accatastati come popolari. E solo il 2% veniva identificato come abitazione di lusso. Una situazione che è stata ribaltata visto che adesso nel centro storico in buona parte degli immobili di via Frattina, via del Babuino, via Condotti e piazza Colonna le rendite castatali sono state almeno raddoppiate. E in alcuni casi i valori sono saliti del 400%. Nel centro storico, ha calcolato il fisco, il valore medio catastale era di circa 1.123 euro (più o meno come sulla Togliatti e a Centocelle) contro i 5.560 del valore medio di mercato, oltre cinque volte in più. Nelle ville sull'Appia il catasto fotografava una rendita da 879, mentre sul mercato il costo era sei volte più alto, a circa 5.500 euro.
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