Corea del Nord, il Giappone: «Potenza ultimo test 10 volte bomba Hiroshima»

Corea del Nord, il Giappone: «Potenza ultimo test 10 volte bomba Hiroshima»
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Mercoledì 6 Settembre 2017, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 15:29

Il governo giapponese ha alzato il livello di potenza del sesto test nucleare condotto dalla Corea del Nord fino a 160 chilotoni, equivalenti a dieci volte la detonazione della bomba atomica di Hiroshima sganciata sulla città di Hiroshima nel 1945. «L'esplosione è stata largamente superiore a quella dei test precedenti, ha detto il ministro della Difesa Itsunori Onodera - e non possiamo escludere che si tratti di una bomba all'idrogeno. Il regime di Pyongyang si sta evolvendo sia nello sviluppo balistico dei missili che nella tecnologia nucleare».

«È impossibile risolvere il problema della Corea del Nord solo con le sanzioni: non dobbiamo mettere la Corea del Nord all'angolo, bisogna mantenere la lucidità». Così il presidente Vladimir Putin in conferenza stampa con il suo omologo sudcoreano Moon Jae-in, ospite del forum economico di Vladivostok, confermando che Mosca «non riconosce lo status di potenza nucleare alla Nord Corea».

Ieri il presidente russo ha definito «futili e inefficaci» sanzioni aggiuntive. Pyongyang «ha armi atomiche, un conflitto potrebbe portare a una catastrofe globale», ha aggiunto il leader russo, convinto che «insistere sull'isteria militare» per risolvere il problema sia «senza senso, un vicolo cieco». 

Intanto emerge che la Corea del Nord sta posizionando sulla costa occidentale un missile balistico intercontinentale: le indiscrezioni dei media sudcoreani, non smentite dal governo, rafforzano l'ipotesi di nuove «sorprese» in arrivo, in linea con l'allerta descritta in parlamento dall'intelligence di Seul. Una situazione che allarma l'Europa. Florence Parly, ministra della Difesa francese, vede i missili Dprk in grado di arrivare al Vecchio Continente «prima del previsto» e «lo scenario di escalation verso un grande conflitto non può essere scartato». Più che provocazioni, si dovrebbe parlare di «pacchi regalo», secondo l'espressione di Han Tae-song, ambasciatore di Pyongyang presso la sede Onu di Ginevra. Alla Conferenza sul disarmo delle Nazioni Unite, il diplomatico ha detto che gli Usa, destinatario primario, «riceveranno altri pacchi regalo dal mio Paese fino a quando faranno affidamento su imprudenti provocazioni e futili tentativi per mettere pressione sulla Corea del Nord».

La prima risposta l'ha data il presidente Donald Trump: «Sto autorizzando Giappone e Corea del Sud ad acquistare dagli Usa un quantitativo sostanzialmente maggiore di equipaggiamento militare altamente sofisticato», ha twittato il tycoon. Seul e Tokyo (che pochi giorni fa ha anticipato un budget record per la difesa) avvertono la pressione dopo il micidiale combinato dei test nucleare e balistico tra fine agosto e inizio settembre. Gli Usa continueranno a inviare in Corea del Sud «formidabili asset di difesa» combinando forza di deterrenza e capacità di risposta alle azioni «autodistruttive» del Nord, ha assicurato l'ammiraglio Scott Swift, a capo della Flotta Usa nel Pacifico. Pur se vicini alle minacce del Nord, i sudcoreani «non sono soli», ha aggiunto.

I militari Usa trasporteranno in piena notte dalle 2:00 (le 19:00 di oggi in Italia), le quattro batterie aggiuntive antimissili Usa Thaad al sito di Seonju, a circa 300 km a sud di Seul, malgrado la forte opposizione dei residenti: lo ha annunciato il comitato locale di protesta in base alle informazioni avute e in serata è attesa la notifica dell'operazione. Il ministero dell'Ambiente ha rilasciato lunedì il vi libera sulla «sostenibilità ambientale». Le batterie si sommeranno alle due installate, come deterrenza verso il Nord.

«Stiamo continuando a spingere per una penisola coreana più sicura e denuclearizzata e questa è la priorita», ha detto la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, la quale ha ribadito che «tutte le opzioni sono sul tavolo», incluse le misure diplomatiche ed economiche, ma precisando che negoziati con la Corea del nord non sono l'attuale focus della Casa Bianca. La Sanders ha sottolineato la necessità di aumentare la pressione su Pyongyang, coinvolgendo Russia e Cina.

Il premier giapponese Shinzo Abe e la cancelliera tedesca Angela Merkel si sono trovati d'accordo nel corso
di una conversazione telefonica sulla necessità di andare verso nuove e più dure sanzioni contro la Corea del nord con una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a seguito dell'ultimo test realizzato dal regime di Pyongyang. Il sesto test nucleare nordcoreano rappresenta una minaccia «non solo per il Giappone me per il mondo intero», ha affermato la cancelliera nel corso della telefonata, durata 20 minuti. Lo rende noto il ministero degli Esteri di Tokio.

Pyongyang però minaccia di passare alla «controffensiva» in caso di nuove sanzioni con «conseguenze catastrofiche». In una dichiarazione del ministero degli Esteri divulgata dall'agenzia Kcna il regime nordcoreano annuncia: «risponderemo alle efferate sanzioni e pressioni degli Stati Uniti con il nostro personale modo di passare alla controffensiva e gli Stati Uniti dovranno essere considerati totalmente responsabili per le catastrofiche conseguenze che ne deriveranno». Sotto la presidenza Trump, prosegue la nota, gli Stati Uniti sono diventati più
«incoscienti» non lasciando alla Corea del nord «altra scelta se non raddoppiare i nostri sforzi per rafforzare la potenza nucleare dello Stato». «Gli Stati Uniti non dovrebbero dimenticare neanche per un attimo la presenza della Repubblica democratica popolare coreana, potenza nucleare a tutti gli effetti in possesso di ICBM, bomba atomica e bomba a idrogeno».

Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov nel frattempo «si è detto apertamente contrario a un'escalation delle tensioni militari in Asia nordorientale» in una conversazione telefonica con il segretario di Stato americano Rex Tillerson. Inoltre ha sottolineato che bisognerebbe «favorire gli strumenti politico-diplomatici per cercare nuove soluzioni» alla crisi coreana: lo fa sapere il ministero degli Esteri di Mosca, aggiungendo che Lavrov «ha avvisato che non bisogna cedere alle emozioni e bisogna contenersi». 

La crisi nordcoreana resta dunque complessa anche dopo l'avvio dei lavori del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul dossier del sesto test nucleare di domenica della Corea del nord, mentre la Svizzera è pronta a offrire il proprio contributo nella crisi, anche in funzione della storia di mediazione svolta in passato nelle vicende della penisola. Per ora alle richieste di Usa, Corea del Sud, Giappone e degli altri Paesi del G7 (Italia, Germania, Gran Bretagna, Francia e Canada) di pesanti misure Onu fino al blocco dell'export di greggio si è opposta Mosca.

La Corea del Sud, intanto, ha tenuto ieri un ciclo di manovre militari dedicandosi alle attività navali e oggi ne inizierà un altro di quattro giorni. «Le esercitazioni puntano a migliorare la nostra capacità di risposta immediata contro le provocazioni navali da parte di nemici», ha riassunto il capitano Choi Young-chan, comandante del 13/mo Gruppo navale. «Se il nemico provoca ovunque, sull'acqua o sotto, reagiremo in maniera pronta annientandolo in mare», ha aggiunto.

Anche la Cina ha messo alla prova le sue forze armate per affrontare situazioni non più così improbabili: nelle prime ore di martedì è stato abbattuto «un missile in arrivo», in una serie di manovre nelle acque che separano Pechino dalla penisola coreana. Iniziate a mezzanotte, un'unità di lancio ha distrutto «al primo tentativo» un missile a volo basso nei cieli sulla baia di Bohai, ha riferito 81.cn, sito ufficiale di news militari.


 

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