MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Il gioielli di Fca: Alfa Romeo-Maserati sulla strada del Cavallino

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Lunedì 28 Agosto 2017, 14:32
Non si ferma la corsa di Fiat Chrysler. Rumor di Great Wall Motors a parte, il gruppo italo-americano sembra essere finito sotto i riflettori ed i mercati lo premiano spingendolo verso quotazioni che gli analisti prevedevano da tempo. In questo nuovo scenario Sergio Marchionne sarà sicuramente la star del Gran Premio d’Italia a Monza e del Salone di Francoforte, i due più importanti eventi automotive in calendario nelle prossime settimane. Parlando a braccio come è solito fare, il top manager italo-canadese dirà la sua su quanto sta accadendo e potrebbero esserci interessanti anticipazioni.

Per ora voci e interpretazioni arrivano tutte dall’altra parte dell’Atlantico, dove c’è la parte più consistente del business Fca sia dal punto di vista della produzione che da quello dei ricavi e degli utili. Questa volta ad interpretare la situazione non è stato Automotive News che nei giorni scorsi ha avuto un canale privilegiato con GWM, ma l’agenzia Bloomberg e il New York Times. Per entrambi sarebbe stato proprio Marchionne a rompere gli indugi esibendo i gioielli di famiglia per meglio evidenziare quanto il gruppo italo-americano controllato da Exor sia sottovalutato a Wall Street e a Piazza Affari rispetto ai concorrenti.

Non bisogna dimenticare che meno di un anno fa, a fine settembre 2016, l’azione della società con sede in Olanda era scesa a 5,6 euro per una capitalizzazione inferiore a 10 miliardi, mentre le valutazioni che fanno ora gli analisti se Marchionne scatenasse il domino degli scorpori superano 30 miliardi e persino 40 miliardi. Ad onor del vero, il top manager ha più volte ribadito che i mercati non sbagliano mai, ma è anche evidente che, scorporando la Ferrari e riportando i valori di Fca sui livelli precedenti, il Cavallino ha raggiunto l’imponente capitalizzazione di 18 miliardi, quasi il doppio di quanto lo stesso Marchionne ipotizzava prima dello spin off.

Secondo Bloomberg, forti di questa esperienza i vertici di Fca starebbero valutando lo scorporo di alcuni asset per creare valore e concentrare maggiormente il campo d’azione di ciò che resterebbe, un’azienda ancora molto significativa dal punto di vista dei volumi, quindi appetibile per chi vuole incrementare quote di mercato. L’agenzia americana sostiene che potrebbero essere scorporati i brand premium italiani Alfa Romeo e Maserati e le aziende cui fa capo la componentistica Magneti Marelli, Comau e Teksid, soprattutto le prime due leader e già oggetto delle mire di altri gruppi, anche di quelli che non producono veicoli.

Gli analisti avrebbero fatto anche i conti: Biscione e Tridente potrebbero valere 7 miliardi, le altre società 5 per un totale addirittura superiore a quanto fino a pochi mesi fa valeva l’intera Fca. Poi c’è il capitolo Jeep, la vera gallina dalle uova d’oro dell’asse Torino-Auburn Hill. Il WSJ sostiene che da diversi mesi Fca ha inviato una task force nel più grande mercato del pianeta per sondare eventuali interessi e, a quanto pare, fra i pochi con cui gli emissari non avrebbero parlato ci sarebbe proprio GWM. Marchionne non ha mai posto limiti al dialogo per consolidare le aziende o loro asset e creare valore, una strategia pienamente condivisa dall’azionista John Elkann.

Il leader della famiglia Agnelli ha più volte ribadito che non è importante chi comanda, ma la solidità e il funzionamento delle aziende. Sia come sia, nei giorno scorsi analisti e banche d’affari hanno ipotizzato che la sola Jeep potrebbe valere oltre il 130% dell’attuale capitalizzazione di Fca, quindi una cifra vicina a 25 miliardi. E poi ci sarebbero i pick up Ram, un mito negli States.

Fiat Chrysler non si è mai sbilanciata, ma su certi valori non è detto che l’unica ipotesi sia una vendita: si potrebbe creare una joint venture fra chi mette azienda, brand, fabbriche e tecnologia e chi inietta capitali e apre mercati. Ieri in titolo Fca è schizzato sia a Piazza Affari che a Wall Street. A Milano l’azione ha chiuso al massimo storico (12,1 euro) dopo lo scorporo Ferrari con una crescita del 5,7% dopo essere stata sospesa per eccesso di volatilità.
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