A 21 anni la rivoluzione si fa con il cellulare in mano. Twittando ogni istante. Fino alla fine. Anche quando un proiettile l'ha colpita al collo mentre protestava in piazza a Kiev e la sua giacca bianca da infermiera ha iniziato a ricoprirsi di sangue, Olesya Zhukovskaya non si è fermata: una mano sulla ferita, l'altra con il telefonino. Dev'essere stato in quel momento, fermato da uno scatto che ha fatto il giro del mondo, che ha postato il suo ultimo tweet: «Sto morendo».
La morte in diretta. Così la morte è finita in rete, in diretta.
«E' ferita gravemente, ma viva». Poi un tweet secondo il quale in realtà ce l'aveva fatta ha riacceso la speranza, e il destino della ventunenne che voleva soccorrere e aiutare i ragazzi del movimento e protestare accanto a loro ha scatenato altre migliaia di tweet e post su Facebook. E sono iniziate ad arrivare le testimonianze: «Olesya è viva, è attaccata ad un respiratore, ma è viva», ha scritto su Facebook Kristina Berdinskikh. E poi ancora qualcuno ha riferito che era stata operata, e piano piano la notizia che fosse riuscita a salvarsi ha iniziato a prendere corpo. «L'operazione è riuscita!». Su alcuni siti sono comparse le dichiarazioni dei genitori. Fino all'account di Euromaidan: «Olesya Zhukovskaya è ferita gravemente, ma viva». L'unica cosa certa è che sul suo account, nel quale ha messo una foto degli scontri che campeggia su uno sfondo a tutto schermo di rose rosse, non è comparso più alcun messaggio.