Spedì le teste di maiale, parla Ernesto Moroni: «Il mio gesto estremo era per provocare»

Spedì le teste di maiale, parla Ernesto Moroni: «Il mio gesto estremo era per provocare»
di Marco Pasqua
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Mercoledì 12 Febbraio 2014, 01:16 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 12:58

S, sono stato io a spedire quelle teste di maiale. stato un gesto estremo, per far arrivare il mio messaggio alla comunit ebraica. Ernesto Moroni, 29 anni, ammette le proprie responsabilità. Dopo essere stato denunciato dalla Digos per istigazione all’odio razziale, confessa di essere stato l’autore dell’oltraggio alla comunità ebraica. «Un modo per attirare la loro attenzione», cerca di spiegare oggi, mentre risponde nella sua casa alla Borghesiana, dove vive con moglie e figlio. Accetta di parlare e fornire la sua versione dei fatti. Le indagini della Digos sono ancora in corso, per cercare eventuali complici, anche se lui oggi sostiene di aver agito da solo. Non si dice pentito di aver compiuto questo gesto.

La sua provocazione ha offeso la comunità ebraica e la città intera.

«Io non volevo offendere, ma se avessi mandato un mazzo di fiori, con un mio messaggio, lo avrebbero cestinato e io sarei finito nel dimenticatoio. Mandare quelle teste di maiale è stata una provocazione, perché so che è un animale che non apprezzano e non mangiano».

E quale sarebbe il suo messaggio?

«Non volevo offendere quei poveracci morti nei campi di concentramento nazisti. Nei pacchi era contenuto un biglietto che riportava la mia teoria».

Ovvero?

«Che il nazismo è stato finanziato da importanti famiglie ebree sioniste, con lo scopo di creare numerosi eventi a catena che poi avrebbero portato all’occupazione tanto ambita di Israele. Diciamo che intendevo porre un interrogativo alla comunità ebraica. Inoltre, se ho fatto riferimento alla parola lobby ebraica, non voleva esserci alcuna offesa perché indirizzata a quei pochissimi eletti che ne fanno parte».

Il suo è stato un oltraggio e le sue tesi storicamente tutte infondate.

«Ma non sono un antisemita».

Ma la sua Azione Frontale, l'organizzazione di cui è leader è una formazione neo fascista

«Io voglio solo lottare per far capire che il fascismo non era del tutto sbagliato. Ma non mi sento negazionista».

Lei è stato candidato con Forza Nuova, una formazione estremista...

«Sì, alle regionali del 2010. Ma era una candidatura giusto per riempire la lista, per farle capire che grado avevo nel partito...».

Ha agito da solo nello spedire le teste?

«Ero solo. Non volevo lasciare tracce, muovendomi con dei complici. Ho fatto tutto io».

Perché ha deciso di indicare come mittente dei pacchi Giovanni Preziosi, ministro fascista firmatario del manifesto della razza?

«Perché è stato uno dei primi, in Italia, ad occuparsi dei protocolli di Sion (un falso documentale di natura antisemita, ndr). E poi perché il suo nome mi è venuto subito in mente quando ho compilato la lettera, il giorno stesso della spedizione dei pacchi».

La Digos ha detto che nelle sue intenzioni c'era quella di dar vita ad una nuova associazione. Quale?

«E' quella che ho fondato nel 2012 e che lei ha citato: si chiama Azione Frontale. Siamo una trentina di persone, a Roma, ma abbiamo molti simpatizzanti. Ci incontriamo e facciamo formazione sui temi a noi cari. Il nostro obiettivo è quello di fare contro-informazione e di tentare di dare una rilettura a tutti gli accadimenti storici degli ultimi secoli. Posso chiederle una cortesia?».

Mi dica.

«Non scriva che lavoro in un centro estetico. Ho paura che possano capire che sono stato io».

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