Ong, dietro la svolta della Chiesa la visita di Minniti in Vaticano

Ong, dietro la svolta della Chiesa la visita di Minniti in Vaticano
di Franca Giansoldati e Sara Menafra
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Venerdì 11 Agosto 2017, 09:56
CITTÀ DEL VATICANO - Un incontro rapido, ma incisivo, quello che Marco Minniti ha avuto due giorni fa nella sede del Vaticano è stato determinante nel convincere Oltretevere della necessità di assestare il tiro sul caso migranti. Una virata che, ieri, è diventata evidente con le parole riflessive del cardinale Gualtiero Basetti, presidente della Cei. Minniti ha da tempo buoni rapporti con più di un esponente di primo livello del Vaticano, ad esempio il sostituto per gli Affari generali Giovanni Angelo Becciu. Un mese fa era stato invitato nella sede pontificia per un pranzo, assieme al sottosegretario Maria Elena Boschi. E, mercoledì, come rivelato da Huffingtonpost.it la sua visita è servita a convincere i religiosi della necessità di fare dichiarazioni che, pur riconoscendo il primato dell'accoglienza e della tutela della vita umana, evidenziassero l'importanza della lotta per la legalità e contro i trafficanti di uomini.

LIMITI
Anche in punto di dottrina, il dilemma poi affrontato ieri dal cardinale Basetti è tutt'altro che semplice. Esistono dei limiti all'accoglienza in assenza di efficaci percor\si di integrazione capaci di dare ai migranti quegli strumenti necessari a padroneggiare la cultura, la lingua, per potere garantire loro futuro vero evitando di finire nei ghetti o, peggio ancora, nelle mani della criminalità? Il dibattito non è semplice. Il tema è complesso e anche all'interno della Chiesa le sfumature appaiono diverse.

Così dopo il Vaticano che aveva parlato attraverso l'Osservatore Romano, anche la Cei, ieri, per bocca del suo presidente, ha chiarito la linea da tenere a proposito del ruolo delle Ong e del codice di condotta elaborato dal Viminale. «Ribadisco la necessità di una etica della responsabilità e del rispetto della legge». Chissà se Bassetti in quel momento aveva in mente il caso di don Mosè Zerai, il prete eritreo scappato dal regime, candidato in passato al Nobel per la pace, ma raggiunto da un avviso di garanzia dalla Procura di Trapani per il ruolo avuto nel salvataggio di vite umane nel Canale di Sicilia. Domenica scorsa l'Avvenire a tal proposito tuonava: «Hanno alzato il tiro, prima le Ong, al centro di una campagna di discredito ora le accuse contro don Zerai. Solo chi è in malafede può accusarli di complicità. Finirà di vergognarsene». Bassetti un paio di mesi fa parlava di una cultura dell'accoglienza che è da cambiare e che dovrà impegnare anche chi fa politica e guida la nazione.

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