L'intelligenza artificiale entra nello smartphone: Huawei pronta a lanciare il Mate 10

Walter Ji, presidente Consumer Business Group per l'Europa occidentale di Huawei
di Andrea Andrei
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Lunedì 7 Agosto 2017, 16:54 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 23:08
L'intelligenza artificiale entra nel cellulare. Le macchine che comprendono l'uomo e dialogano con lui sono una frontiera che ha già acceso dibattiti in tutto il mondo, soprattutto sui rischi ad essa correlati, dalla minaccia per i posti di lavoro che diventerebbero superflui a prospettive fantascientifiche ben più catastrofiche, scatenate dall'esperimento Facebook fallito dopo che due robot si sono messi a parlare fra loro una lingua incomprensibile all'uomo. Ma la cosiddetta IA offre anche un sacco di opportunità che avremo modo di toccare con mano molto presto, perché appunto il robot sarà il nostro smartphone.

Parola di Huawei, il marchio cinese che è diventato il terzo produttore al mondo di cellulari, ancora parecchio lontana da Samsung ma sempre più vicina ad Apple. Parola di Walter Ji, presidente del Consumer Business Group per l'Europa occidentale di Huawei (il capo europeo dell'azienda nel settore di telefonini, pc, tablet, smartwatch), che dopo gli incoraggianti risultati finanziari del primo semestre del 2017, con i ricavi cresciuti del 36,2%, arriva a Roma con una convinzione che suona anche come un avvertimento ai concorrenti: «L'innovazione è una maratona, non una corsa sui 100 metri. E noi pian piano guadagniamo terreno. In Cina siamo i numeri uno, ma qui il grosso della crescita l'abbiamo registrata sugli smartphone di fascia medio-alta, segno che stiamo acquisendo valore, soprattutto in Italia, dove le persone badano molto anche al design dei dispositivi. Non a caso qui il P9 e il P10 hanno venduto molto. Il mercato italiano per noi è il più importante in Europa, e il secondo al mondo dopo la Cina».

IL DISPOSITIVO
Huawei il 16 ottobre presenterà a Monaco di Baviera il Mate 10, nuovo smartphone di alta gamma che, oltre a un display molto ampio in 18:9 da circa 6 pollici, quasi senza bordi (simile a quello del Samsung S8), avrà una batteria super-performante. Un dispositivo che il ceo dell'azienda, Richard Yu, non ha esitato a definire in un'intervista a Bloomberg una risposta all'iPhone 8.

«Stiamo investendo molto in intelligenza artificiale - spiega Ji - I dispositivi oggi possono supportare l'uomo, ma non sono ancora in grado di capirlo. Noi vogliamo che un cellulare sia in grado di comprendere i bisogni e il comportamento di chi lo utilizza. Ma per far questo è necessario che le sue capacità di apprendimento vengano sommate alla conoscenza che deriva dai big data. L'intelligenza artificiale deve saper riconoscere e interpretare delle richieste da parte dell'uomo, e per fornire risposte e consigli in tempo reale che siano davvero personalizzati e utili deve sfruttare al meglio quella vasta mole di informazioni date dal cloud. Per esempio, se noi scattassimo una foto qui, in questo hotel, l'IA nel telefono potrebbe dirci non solo se ci sono camere libere, ma anche quanto costano e in caso prenotarne una, oltre a mostrarci i giudizi degli utenti che ci sono già stati. È un tipo di tecnologia che evolverà passo dopo passo».

Il primo di questi passi sarà proprio Mate 10, che con molta probabilità monterà il nuovo Kirin 970, un processore che oltre ad essere molto potente e permettere un risparmio di energia notevole, sarà appunto in grado di sincronizzare il dispositivo con il cloud. «Il cellulare diventerà un assistente personale a tutti gli effetti - anticipa Ji - E sarà in grado di fare molte altre cose, come ad esempio, quando si invia una foto a qualcuno, comprimerne le dimensioni e poi ricostruirne la qualità una volta arrivata a destinazione». A quanto risulta, sarà proprio il nuovo processore e le sue potenzialità nel settore dell'IA al centro della conferenza che Yu terrà alla fiera Ifa di Berlino, il 2 settembre. E se il Mate 10 potrebbe essere un tratto importante della maratona di Huawei contro i concorrenti, c'è qualcosa che nella filosofia dell'azienda non cambierà mai.

LA FILOSOFIA
Sottolinea Ji: «L'innovazione deve essere collaborazione. Come azienda tecnologica, abbiamo una responsabilità, che non è solo quella di fare utili, ma anche di creare qualcosa che permetta agli utenti di vivere meglio. E questo avviene se le grandi aziende collaborano fra loro. Per noi globalizzazione è innanzitutto condivisione. Cioè avere piattaforme aperte ma anche sviluppare idee insieme ad altre industrie, come noi abbiamo fatto con Leica per le fotocamere montate sui nostri smartphone, ma anche con Microsoft e Intel per i nostri pc (MateBook X e MateBook E, ndr). La globalizzazione però non basta, perché parte dal presupposto che siamo tutti uguali. Ma se oggi a Roma ci sono più di 40 gradi, a Berlino ce ne saranno la metà, e già questo influisce molto sulla vita delle persone. Ecco perché bisogna avere un approccio glocal, che metta insieme le caratteristiche della globalizzazione con quelle locali. Ed ecco perché il software che è sui nostri smartphone, Emui, arrivato alla versione 5.1, è sì su piattaforma Google Android, ma è ottimizzato per i nostri dispositivi. Il futuro non può che essere aperto: è ciò di cui i consumatori hanno bisogno e che è più vantaggioso per loro».

Un futuro di cui farà parte l'intelligenza artificiale, nonostante i dibattiti sui rischi che questa comporta. «Non si può fermare il progresso. All'inizio si aveva paura degli aerei, ma non per questo non si è andati avanti. Sono d'accordo con quello che dice Jack Ma (fondatore del colosso cinese Alibaba, ndr): le macchine potranno imparare a usare il cervello, ma solo l'uomo sa come usare il cuore. Potranno prendere decisioni, ma non provare emozioni. Se l'IA riuscirà a sostituire gli umani in alcuni lavori, è anche vero che incoraggerà l'umanità a imparare di più e a esplorare nuove opportunità». Peccato solo che Jack Ma abbia detto anche che storicamente ogni rivoluzione tecnologica ha portato a una guerra mondiale. Speriamo solo di saltare questa tappa.

andrea.andrei@ilmessaggero.it
Twitter: @andreaandrei_

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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