«Devo andare in bagno». Evade in mutande e a piedi nudi

«Devo andare in bagno». Evade in mutande e a piedi nudi
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Sabato 5 Agosto 2017, 09:49
«Devo andare in bagno». Sono le tre e mezza di notte quando i poliziotti di Pescara tolgono le manette a Mariglen Cybi, alias Davide De Gaetano, il bandito arrestato mercoledì notte dopo l’inseguimento iniziato a Spoltore e concluso a Dragonara con la sparatoria sull’asse attrezzato. Ma la richiesta del ladro albanese, 23 anni, piantonato in una stanza dell’ospedale di Chieti, è solo un escamotage per evitare di finire in carcere: il malvivente aggredisce gli agenti e riesce a scappare. Fin qui la cronaca dell’evasione che ha scatenato un’imponente caccia all’uomo, tra Chieti e Pescara, con tanto di elicottero e cani molecolari. Ma per ora non si trova il bandito fuggito in mutande e a piedi nudi.

Mariglen Cybi, una sfilza di precedenti alle spalle, è stato arrestato per ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale dopo aver tentato di rubare un’auto a Spoltore insieme a due complici che hanno fatto perdere le loro tracce. Gli agenti della Volante di Chieti lo avevano bloccato dopo che si era schiantato contro il guardrail a bordo di un’Audi A6, rubata a Porto d’Ascoli e piena di arnesi da scassi, parti di fucili e una ventina di colpi a pallettoni. Ma le ferite riportate nell’incidente (trenta giorni di prognosi per trauma toracico e addominale) non gli hanno impedito di pianificare e portare a compimento il piano di fuga. Forse Mariglen comincia a pensare all’evasione già giovedì pomeriggio, quando il giudice Isabella Allieri convalida l’arresto e dispone la custodia in carcere. All’indomani, dopo le dimissioni dall’ospedale, l’albanese sarà portato a Madonna del Freddo. Ma il giovane bandito, in passato finito in galera a Roma e Ascoli per furti in appartamento e ricettazione, è pronto a tutto pur di non tornare dietro le sbarre.

Così, nel cuore della notte, dopo la colluttazione con i poliziotti scappa dal reparto di Ortopedia passando da un’uscita d’emergenza. Uno degli agenti lo insegue: riesce anche a raggiungerlo un paio di volte sulle scale, tant’è che gli strappa il camice che indossa a mo’ di vestaglia. Ma Mariglen si libera della presa e scompare nelle campagne che circondano l’ospedale. Le ricerche cominciano prima dell’alba, mentre i due agenti picchiati finiscono in pronto soccorso e vengono dimessi con lesioni giudicate guaribili in venti giorni. A metà mattina la polizia diffonde la foto dell’evaso, diramandola a tutte le questure e ai comandi di carabinieri e finanza: di corporatura robusta, è alto un metro e 83 e presenta ferite al volto. «È pericoloso e pronto a tutto: in caso di avvistamento, telefonate al 112 o al 113», è l’appello. Ad attenderlo c’era un complice? Oppure si è nascosto in attesa dell’imbrunire per continuare la fuga? Gli agenti di Mobile, Volante e Digos, più il reparto di prevenzione crimine di Pescara e le altre forze dell’ordine, danno la caccia all’albanese senza sosta. Cercano ovunque: nei campi, nelle case abbandonate, in stazione, alle fermate degli autobus. Ma del ladro fuggito in mutande e a piedi nudi non c’è traccia.
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