Roma, il sottosegretario all'Economia: «Così rischia di perdere anche fondi del Tesoro»

Roma, il sottosegretario all'Economia: «Così rischia di perdere anche fondi del Tesoro»
di Simone Canettieri
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Sabato 5 Agosto 2017, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 09:38

Al momento abbiamo solo una vecchia autocertificazione firmata da Raffaele Marra, quando era dirigente, in cui si dice che il Comune avrebbe completato il piano di rientro. Ma non ci risultano atti in questo senso, anzi siamo preoccupati sullo stato dei conti del Comune di Roma. Così come ha già messo nero su bianco la Ragioneria, un organo tecnico che viaggia da solo. I fondi extra sono a rischio, così come del resto, a cascata, l’intero bilancio». Paola De Micheli, sottosegretario all’Economia, lancia l’allarme sul bilancio del Campidoglio e non esclude nuove forme di controllo da parte del Governo. Ma bisogna prima fare un passo alla volta.

Sottosegretario De Micheli, il Comune dunque ha chiuso o no il piano di rientro triennale?
«Al momento non abbiamo risultanze in questo senso. Anzi, la Ragioneria ha scritto al Comune per sottolineare alcuni rilievi tecnici che non sono in regola».

Se il Comune non chiudesse il piano di rientro, con tagli alla spesa per 440 milioni di euro, rischia di perdere gli extracosti (ovvero 110 milioni di euro all’anno-ndr)?
«Certo, è un’ipotesi. Ma prima di prendere qualsiasi decisione politica, occorre che la giunta Raggi ci spieghi, carte alla mano, cosa ha fatto e che intenzioni ha per il futuro. Il Comune deve chiudere il piano, lo dice la legge, in base ai risultati prenderemo delle decisioni. Bisogna rispettare due regole basilari: le leggi e l’equità di trattamento nei confronti di tutti gli enti pubblici. Non ci saranno deroghe».

Da settimane la giunta Raggi chiede 1,2 miliardi di finanziamenti straordinari per la Capitale: qual è la posizione del Governo?
«Lo abbiamo solo letto sui giornali. Ma nessuno, né il Mef e né Palazzo Chigi, ha ricevuto comunicazioni ufficiali».

Nel piano di rientro sottoscritto dall’allora sindaco Ignazio Marino c’era un capitolo sulla razionalizzazione delle società comunali che al momento sembra disatteso.
«E’ previsto un piano di alienazioni delle società non strategiche. A noi però non risulta che il Comune abbia aperto i bandi: penso a Farmacap e Assicurazioni, per esempio, che continuano a essere pubbliche. Un motivo in più per affermare che a oggi non abbiamo alcuna evidenza che il Comune stia rispettando il piano di rientro».

La Ragioneria dello Stato sostiene che il Campidoglio non possa utilizzare i risparmi del piano di rientro per il fondo dei salari accessori dei dipendenti capitolini. Come si risolverà questa annosa vicenda? C’è il rischio che finisca davanti alla Corte dei conti?
«Io mi auguro che il Comune di Roma risolva i propri problemi, prima di arrivare alla Corte dei conti. Anche perché se gli altri comuni italiani che avevano avuto le stessa contestazioni sui salari accessori sono riusciti a risolvere il problema lo può fare anche il Campidoglio».

Le crisi politiche, i continui rimpasti, l’ennesimo assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, che non è saldo: queste dinamiche influiscono nell’interlocuzione con il Governo?
«Personalmente non mi fa stare tranquilla questa situazione. La continuità amministrativa è un valore oltre che una pratica da seguire».

La sindaca Raggi dice di voler rinegoziare anche i mutui della gestione commissariale del debito: può farlo?
«No, non ha poteri per rinegoziare quella parte di debito perché le competenze sono tutte in mano al commissario Silvia Scozzese»

Atac è a un passo dal default: il concordato preventivo può essere una soluzione? 
«Il Comune deve riuscire a risolvere un problema finanziario enorme garantendo i servizi. I criteri con i quali deve gestire la vicenda di Atac sono questi: non si possono lasciare i cittadini di Roma a piedi e non si possono bruciare i soldi dei cittadini».

Ma l’ipotesi del concordato può essere una strada da seguire?
«Non escludo alcuna ipotesi, ma prima dovrei vedere i conti. Spetta all’azionista, quindi al Comune, prendere una decisione: lo faccia al più presto».

E’ possibile che il Governo intervenga con un ulteriore controllo sui conti del Campidoglio?
«Vogliamo prima vedere i conti, sia quelli del piano di rientro sia quelli delle partecipate, quando poi avremo tutte le evidenze, troveremo soluzioni che non ricadranno sulla testa dei cittadini. Intanto, dobbiamo usare fino in fondo usare le leggi ordinarie. A oggi non esiste un documento che chiarisca la situazione dei conti di Roma».

Anche l’Oref, l’organismo interno dei revisori dei conti, ha lanciato l’allarme in vista del bilancio consolidato di settembre.
«Appunto. Insomma, due indizi fanno una prova. Abbiamo bisogno che le richieste della Ragioneria vengano evase, una volta che avremo i conti potremo prendere delle decisioni».

Esclude che il Governo possa varare un altro Salva Roma?
«Mi sembra che le condizioni non ci siano».

Dunque, la richiesta di 1,2 miliardi della sindaca per Roma sembra difficile.
«Le ripeto: non ci è arrivato nulla, ma come si può pensare che un Governo conceda 1,2 miliardi di euro a un ente che non rispetta le regole?».
 

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