Assiomi difficilmente confutabili e che mal si conciliano con la decisione di riedificare l’ospedale di Amatrice nella stessa posizione in cui si trovava prima del 24 agosto dello scorso anno e non invece a Torrita (sempre territorio del comune di Amatrice, per la cronaca) sulla Salaria per Ascoli. Posizione pianeggiante quest’ultima, logisticamente logica (scusate il bisticcio di parole) data la possibilità di realizzare ampi parcheggi, e in grado di diventare presidio di area vasta, a servizio dell’intera valle dell’Alto Velino e della parte ascolana più prossima ad Amatrice.
Un presidio sanitario decisamente più robusto anche politicamente parlando e per il quale non si dovrebbe di nuovo occupare la Salaria (a Torrita, guarda caso) per protestare contro la minaccia di depotenziamento, se non di soppressione, come ciclicamente avvenuto negli ultimi dieci anni.
Un nuovo Grifoni che resterebbe sempre l’ospedale di Amatrice, ma nel contempo sarebbe anche il nosocomio di riferimento di altre migliaia di utenti e darebbe una visione di prospettiva a più comunità. Non capire questo (ma non crediamo sia così) per non insorgere nelle ire di alcuni dei commercianti di Amatrice che temono di perdere il loro indotto se il Grifoni sarà edificato altrove è una scelta né di cuore, né di testa ma solo miope e che non conosce affatto il concetto «programmazione».
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