Se i negozianti pulissero i loro marciapiedi

Se i negozianti pulissero i loro marciapiedi
di Pietro Piovani
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Giovedì 20 Luglio 2017, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 19:18
Non è per giustificare Ama per carità, ma qui a Torino la pulizia dei marciapiedi è responsabilità dei condomini. Anche a Roma?
@marco_to66

Premessa su cui tutti si trovano d’accordo: se Roma è sporca la responsabilità è innanzitutto dell’Ama, il compito di pulire le strade spetta alla società pubblica appositamente finanziata dai contribuenti. Ma una volta riaffermato questo sacrosanto principio, aspettando il giorno in cui l’Azienda Municipale Ambiente finalmente funzionerà come si deve, a volte viene naturale chiedersi perché i cittadini non prendano da soli l’iniziativa. E non ci riferiamo ai “retake” e alle tante benemerite mobilitazioni di volontari viste negli ultimi anni, sana ma purtroppo insufficiente reazione alla sporcizia che avanza.

La chiamata alla ramazza che servirebbe è più sistematica e capillare: come sarebbe diversa la città se i negozianti e i condominii si sentissero responsabili del loro pezzetto di marciapiede e gli dessero una pulita tutti i giorni, o almeno un giorno sì e uno no. Daniele Fortini nel breve periodo in cui è stato presidente dell’Ama ricordava che in altre città i residenti sono obbligati dai sindaci a tenere in ordine il tratto di strada davanti al loro immobile, e che anche nella Capitale una trentina d’anni fa vigeva lo stesso obbligo.

Escludendo che nella Roma di oggi si possa ricorrere a metodi coercitivi (tanto poi nessuno li rispetterebbe), sarebbe bello se fossero i commercianti, i portieri dei palazzi, i singoli abitanti a buttare spontaneamente una secchiata d’acqua quotidiana sull'asfalto per rendere meno lurida e più ospitale la via dove vivono o dove accolgono i loro clienti. Altrimenti non resta che affidarsi ai ragazzi nigeriani con la scopa e il cartello «Desidero integrarmi»: in fondo chiedono solo 50 centesimi.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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