Nell’elenco figurano i lobbisti che intrecceranno rapporti per conto delle maggiori aziende italiane, da Sky, Eni, Coca Cola, Alitalia, Ferrovie dello Stato. Ma anche associazioni varie. Da Fratello lupo onlus, che si adopera a favore dei carcerati, a Emergency. Ci sono poi soggetti singoli in rappresentanza del volontariato, e c’è persino chi ha ottenuto di accreditarsi per promuovere «l’artigianato artistico svolto in maniera occasionale» attraverso «realizzazione di accessori moda, decorazioni pittoriche, riciclo creativo»: c’è da pensare che in questo caso più che lobbying si stia parlando di vendita al dettaglio ai parlamentari. E ancora, c’è chi dichiara di voler propagandare i «diritti umani nella maternità» e chi le tecnologie «green», gli «operatori postali privati» o la «prevenzione sismica», le radio locali, le crociere (Msc Cruises), le televendite (Qvc Italia).
Sta di fatto che il Collegio dei questori ha dato semaforo verde: diventa dunque operativo il regolamento approvato il 25 aprile del 2016, disciplina le norme per svolgere in piena trasparenza attività di lobbying. Finisce la caccia all’onorevole, l’epoca degli appostamenti nelle vie intorno a Montecitorio o, per i più abili, nei salottini delle commissioni. Stefano Dambruoso, questore della Camera, ha seguito passo passo l’iter del regolamento. Spiega: «Si completa il percorso verso la trasparenza e la legittima attività dei rappresentanti di interessi negli spazi e nei corridoi di Montecitorio. Naturalmente, fuori dal Palazzo potrà evidentemente continuare l’attività senza alcuna connessione con quanto stabilito dalle nuove norme parlamentari». Tra i requisiti richiesti: non aver subito, nell’ultimo decennio, condanne definitive per reati contro la pa, godere dei diritti civili e non essere stato interdetto dai pubblici uffici non aver ricoperto negli ultimi 12 mesi cariche di governo né aver svolto nel medesimo periodo il mandato parlamentare.
DEREGULATION IN SENATO
I lobbysti doc, quelli che operano da sempre in regime di deregulation, sono soddisfatti ma non troppo. Da presidente della Fervi, Federazione comunicatori italiani, Gianluca Comin da ieri è ufficialmente iscritto nel Registro. Dice: «È un primo importante risultato anche se mi sono sempre battuto perché sia arrivasse alla formulazione di leggi organiche. E in Senato continueremo a farci accreditare dai membri di Palazzo Madama come abbiamo sempre fatto». Il Senato infatti, a differenza della Camera, ancora non si è mosso.
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