Fazio e il cachet da 11 milioni: c'è l'inchiesta

Fazio e il cachet da 11 milioni: c'è l'inchiesta
di Michela Allegri
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Giovedì 6 Luglio 2017, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 09:14
Uno scatto di stipendio notevole, che supera - e di molto - il tetto annuo stabilito dalla Rai. Dopo proteste, polemiche e denunce, il trattamento economico riservato a Fabio Fazio con il rinnovo del contratto che lo lega alla tv di Stato, finisce ufficialmente nel mirino della Corte dei conti del Lazio. L'inchiesta, aperta dal procuratore capo Andrea Lupi, è stata appena stata assegnata al viceprocuratore generale Massimiliano Minerva. I magistrati dovranno accertare se, come ipotizzato, siano configurabili danni erariali. La cifra, da record, è stata stabilita in epoca di spending review, almeno presunta. Lo stipendio rinegoziato dal presentatore ligure, che con il nuovo contratto passa anche da Rai3 a Rai1, non ha niente a che vedere con il piano di riduzione dei compensi scattato negli ultimi mesi: è aumentato di un milione l'anno. Il conduttore di Che tempo che fa, infatti, dovrebbe incassare 2,8 milioni per 64 serate, divise in 365 giorni. Prima guadagnava solo 1,8 milioni di euro. Il compenso totale previsto per 4 anni è di 11,2 milioni. Una delle prime verifiche che i pm faranno servirà per risolvere eventuali problemi di giurisdizione: se la maggior parte dei soldi che spettano a Fazio venisse da sponsor e non direttamente dall'azienda pubblica, potrebbero non esserci aggravi per le casse dello Stato.
LE ANOMALIE
Lo stipendio a troppi zeri non è l'unico fronte battuto dalla procura contabile. Al vaglio dei magistrati, oltre alla mancata applicazione della delibera del cda sulla riduzione del 10% dei compensi sopra i 240mila euro annui, ci sarebbero anche l'assegnazione parziale della produzione di Che tempo che fa a una società esterna, avvenuta senza bando di gara, e il pagamento dei diritti per la trasmissione, che va in onda ormai da 14 anni. È tutto scritto nell'esposto che ha fatto scattare gli accertamenti, presentato il 24 giungo dal deputato del Pd, Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza Rai. Lo stesso documento è stato depositato anche all'Autorità nazionale anticorruzione diretta da Raffaele Cantone. «In ballo ci sono 70 milioni di euro di soldi dei cittadini che pagano il canone», ha dichiarato ieri il parlamentare. Secondo il politico, l'accordo che legherà il conduttore alla Rai fino al 2021 «solleva gravi dubbi in ordine alla legittimità e al possibile danno erariale causato al servizio pubblico». Tra le problematiche sottolineate dall'esponente dem, ci sono pure «l'assegnazione di un compenso a Fazio attraverso una società che al momento risulta ancora non costituita» e la possibile anomalia relativa alla stipula «di un contratto quadriennale e non triennale, che scavalca anche il prossimo Cda».
LA VIGILANZA
Nel frattempo, anche la Commissione di vigilanza sta preparando regole più stringenti. La bozza del provvedimento, di cui è relatore sempre Anzaldi, punta soprattutto a evitare che i procuratori degli artisti e i volti più noti della televisione italiana, assumano un potere eccessivo, con atteggiamenti «che possano comportare ingiustificati benefici e sprechi di denaro pubblico», si legge nel testo. Stabilisce, per esempio, che gli agenti non possano essere anche produttori delle trasmissioni dove lavora l'artista di cui cura gli interessi, per arginare situazioni che «ledano la necessaria trasparenza che dovrebbe ispirare la condotta dell'azienda». Non è tutto. Il procuratore di uno showman in servizio nella tv di Stato non potrà partecipare con una società a lui riconducibile alla coproduzione di film dei quali le due società Rai e Rai Cinema siano finanziatori. Viale Mazzini, inoltre, potrà acquistare format esterni solo se originali e competitivi, evitando un aumento dei compensi per artisti, conduttori e giornalisti. Le parcelle degli agenti dovranno essere pubbliche, così come quelle dei fornitori. C'è poi un punto riconducibile all'affaire Fazio. Il conduttore, infatti, avrebbe intenzione di creare una società di produzione che, secondo quanto prevede il suo rinnovo, avrebbe la Rai come controparte contrattuale. La Vigilanza intende vietare soluzioni di questo tipo: la tv di Stato non potrà affidare la produzione di un programma a società collegate a un artista. Dopo la discussione in Commissione e la presentazione degli emendamenti, il provvedimento sarà votato entro luglio. In caso di approvazione, la Rai avrà 90 giorni di tempo per adeguarsi.
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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