Tra le spese più significative - recita il documento - «assume particolare rilievo il costo sostenuto per l'attività di studio e ricerca commissionata al Prof. Domenico De Masi, inerente l'evoluzione sul lavoro post industriale tra il 2016 e il 2025» i cui risultati sono stati presentati in occasione del convegno «Lavoro 2025», che si è svolto alla Camera a gennaio: una ricerca per la quale i 5 Stelle hanno sborsato 52.655 euro. Nel dettaglio, i soldi investiti nella comunicazione sono passati dai quasi 72mila euro del 2015 ai circa 435mila euro del 2016. Per quanto riguarda le consulenze esterne di supporto all'ufficio comunicazione «si è scelto di aumentare lo stanziamento ad esse destinato, incrementandolo del 22% rispetto all'esercizio precedente». In modo particolare è stato «consolidato e ampliato» il progetto affidato alla società Web Side Story, che si occupa della comunicazione esterna del gruppo attraverso i social network.
Ingenti anche i fondi destinati alla campagna per il No al referendum costituzionale del 4 dicembre: circa 354mila euro. Una spesa che l'M5S motiva così: «Il 60% degli italiani - si legge sempre nella relazione - nonostante una campagna mediatica fortemente sbilanciata in favore delle posizioni governative, ha compreso fino in fondo i rischi e le conseguenze cui sarebbe stata esposta la nostra democrazia e la nostra Costituzione in caso di conferma da parte del popolo italiano». Il risultato ottenuto con la vittoria del No alla consultazione referendaria «senza dubbio, lo si deve ricondurre anche e soprattutto alle cospicue forze e all'impegno messi in campo dai deputati cittadini del Movimento 5 Stelle, che non si sono affatto risparmiati», aggiunge la tesoriera Castelli.
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