Raggi, gelo dei vertici cinquestelle: «Il caso Roma ci trascina giù»

(Foto di Paolo Caprioli/Ag. Toiati)
di Simone Canettieri e Stefania Piras
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Mercoledì 21 Giugno 2017, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 12:21

C'era già quel sette e mezzo che era parso troppo generoso dalle parti di Milano dove la strategia morigerata di Casaleggio avrebbe consigliato di far trapelare più umiltà perché a Roma va bene tutto ma deve passare almeno la percezione del cambiamento. «Il primo anno serve a correggere la rotta e dopo si comincia a navigare sulla rotta giusta. Mi aspetto, come per tutti i sindaci del Movimento, che dal secondo anno in poi si possano fare quegli interventi e quegli investimenti che diano la percezione del cambiamento».

Lo dice in chiaro da Firenze, Luigi Di Maio, appena qualche ora prima che arrivino le notizia della procura. Lo dice mentre è attorniato dai consiglieri regionali che si tagliano e rendicontano lo stipendio: monito per tutti, soprattutto per i colleghi in Parlamento che sono fermi a dicembre con gli scontrini. I consiglieri regionali, è un altro, nel senso di alternativo, orgoglio locale che Di Maio esibisce con fierezza per far capire che il Movimento non è solo la difficilissima prova di governo capitolina che pure sta lasciando il segno: «In quest'anno sono invecchiata di dieci anni» dirà in serata Raggi su Raitre. «Situazione complicata, siamo obbligati a difenderla ma non dobbiamo nemmeno farci buttare giù dai suoi problemi» dice un portavoce lucidissimo e teso dopo aver intercettato l'apprensione dei vertici e con un occhio pieno di affetto per Lugi Di Maio che dovrà gestire, di nuovo, la situazione politica. «Lei è lei, noi siamo noi» la sintesi che arriva dal quartier generale dove sono comunque impegnatissimi su tutt'altro tipo di fronti.

PALAZZO SENATORIO
A Roma c'è uno spin off e si chiama Virginia. Nella capitale la notizia è nell'aria dalla mattina. Via vai di avvocati ed esperti della comunicazione pentastellata in Campidoglio per gestire l'ennesima crisi politico-giudiziaria. Minimizzata, internamente, in «scossa di assestamento». Appena escono le prime agenzie di stampa sull'inchiesta delle nomine in Campidoglio, tra i parlamentari del M5S ritorna il sogno di cercare di dividere «le nostre strade da quelle di Raggi». Pensiero accarezzato anche dai collaboratori di Davide Casaleggio. Che non chiama Virginia. Così come, dal Comune, smentiscono qualsiasi telefonata con Beppe Grillo. Silenzio.

LA STOCCATA
Intanto i deputati ortodossi eletti a Roma commentano così con uno slancio di pessimismo: «Questa ce sta a butta' giù». I timori, come fantasmi scacciati dietro l'angolo, sono di nuovo sul tavolo. Il primo dubbio riguarda i ballottaggi di domenica. «Dobbiamo capire - è il ragionamento di alcuni big pentastellati - se arriverà il messaggio: fortunatamente manca poco al voto, vediamo». Raggi anche questo punto non sa più se andrà a chiudere le campagne elettori dei due comuni romani dove il M5S è arrivato al doppio turno, di cui il più importante è Guidonia ma lei in tv lo chiama «Genzano», confondendosi.

Ma questi sono particolari in una giornata dai contorni già rivisti in Comune nell'ultimo. L'assedio dei cronisti, il fortino del Campidoglio, la sindaca chiusa con gli avvocati e la Comunicazione del M5S per studiare il contrattacco (ieri sera la tv, questa mattina la conferenza stampa di bilancio, ballata tra il sì e il no per tutta la giornata). Di fatto i contatti tra lei e il M5S sono minimi. Ci pensa il deputato Alfonso Bonafede a fare da cerniera durante la giornata. In queste ore le doppie strategie comunicative, di M5S e del Comune, non si sovrappongono. «Virginia» in tv, a Cartabianca, vuole parlare da sindaca e quindi delle cose fatte e non fatte a Roma (nella lettera inviata a Il Messaggero lunedì scorso non a caso non ha mai citato né il M5S né Grillo, ma si è limitata a un «noi» e ai temi amministrativi rilanciati anche ieri con la richiesta al governo di 1,2 miliardi di euro).

Intanto, serpeggia la paura a tutti piani del Movimento che nelle pieghe delle inchieste potrebbero spuntar fuori atti imbarazzanti. «Cosa ci sarà nelle famose cinquemila pagine depositate da Marra?». Domande girate per tutta la giornata. Con i consiglieri comunali semplici impegnati nella battaglia quotidiana con il M5S, con big tipo Marcello De Vito (presidente dell'Aula) in silenzio e in ferie, e con solo Luca Bergamo, il vicesindaco a dettare alle agenzie «la tranquillità» di Virginia e l'intenzione di andare avanti. Anche nel peggiore dei casi, quello del rinvio a giudizio. Concetto esplicitato dalla sindaca in serata su Rai3 primo con un anodino: «C'è un codice etico: rimango». I collaboratori della sindaca hanno già l'elmetto calzato: «Si ricomincia».

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