Schettino, De Falco: «È triste che un uomo sia in carcere, ma è la risposta della società»

Schettino, De Falco: «È triste che un uomo sia in carcere, ma è la risposta della società»
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Sabato 13 Maggio 2017, 19:10 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 09:15

«Non mi fa piacere che un uomo vada in prigione, è un fatto molto triste», ma «è anche vero che la società deve affermare se stessa anche con questa durezza. È bene che i cittadini sappiano che i ruoli, gli obblighi, i doveri e gli oneri devono coesistere necessariamente: non si può prendere il buono e scartare l'onere». Lo ha detto all'Ansa Gregorio De Falco, ufficiale della Guardia Costiera che con il suo «salga a bordo, cazzo» intimò a Francesco Schettino di tornare sulla nave la notte del naufragio della Concordia al Giglio.

Diventato celebre per il suo «salga a bordo, cazzo», con cui intimava a Francesco Schettino di tornare sulla nave la notte del naufragio della Concordia al Giglio il 13 gennaio 2012, oggi Gregorio De Falco, l'ufficiale della capitaneria di porto di Livorno che coordinò i soccorsi, rivolge all'ex comandante da ieri in carcere a Rebibbia un pensiero di «solidarietà umana». «Non mi fa piacere per lui e per nessuno che un uomo vada in prigione, è un fatto molto triste», dice De Falco all'Ansa il giorno dopo la sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna a 16 anni di reclusione per Schettino. «Però - aggiunge - è anche vero che la società deve affermare se stessa anche con questa durezza. È bene che i cittadini sappiano che i ruoli, gli obblighi, i doveri e gli oneri devono coesistere necessariamente: non si può prendere il buono e scartare l'onere, dove ci stanno gli onori ci sono le responsabilità e a quelle non si sfugge più».

C'è però chi ritiene che la compagnia abbia pagato un prezzo troppo piccolo rispetto alla tragedia che si è consumata: «Le indagini - la risposta di De Falco - sono nate e si sono sviluppate attorno alla responsabilità dalla quale è conseguita la morte di 32 persone. Non c'è dubbio che la nave sugli scogli l'ha portata il comandante, certo poi la società armatrice non ha contribuito in modo efficace come avrebbe dovuto nelle operazioni di soccorso, né nei confronti del comando di bordo né nei confronti dell'autorità marittima, tuttavia gli esponenti della società hanno patteggiato le pene». E per De Falco «il verdetto della Corte di Cassazione è la conferma di un lavoro fatto bene fin dall'orientamento della prua e dell'efficacia del contributo significativo dato in fase di indagini dalla capitaneria di porto di Livorno alla procura di Grosseto». «Ciò significa - spiega ancora - che nel momento in cui l'amministrazione assume il proprio ruolo di leale collaboratore dell'ordine giudiziario riesce a orientare bene l'attività investigativa e poi i risultati sono questi».

Sul tappeto dopo il naufragio del Giglio resta il tema della sicurezza nella navigazione e soprattutto relativamente alla composizione (variegata e non sempre all'altezza della situazione) degli equipaggi delle grandi navi da crociera: «È auspicabile - conclude l'ufficiale della guardia costiera - e importante, ed è anche una necessità che è stata avvertita successivamente alla tragedia della Concordia, che si continui a riflettere profondamente su questi aspetti per innalzare sempre più e meglio gli standard internazionali di sicurezza. Alcune modifiche ci sono già state anche se non della portata che era necessario per abbattere ulteriormente i rischi».

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