Terni, scandalo appalti e coop:
arrestati sindaco e assessore
«creato sistema "contra legem"»

Il sindaco Leopoldo Di Girolamo
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Martedì 2 Maggio 2017, 15:49 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 19:46
TERNI Gli indagati dell'operazione Spada -che ha portato ai domiciliari il sindaco Leopoldo di Girolamo e
l'assessore Stefano Bucari - hanno «posto in essere una serie di concatenante di condotte illecite creando di fatto un vero e proprio sistema contra legem di aggiudicazione di tutti i contratti pubblici relativi al Comune di Terni, quantomeno negli ultimi cinque anni, in aperta e insanabile violazione delle normative nazionali ed europee, sapendo di agire nella certezza che tale sistema c'era, c'è e ci sarà e che nessuna indagine o sussulto di legalità potrà far venire meno od anche solo scalfirlo»: è quanto si legge nell'ordinanza di custodia
cautelare del gip Federico Bona Galvagno. I due esponenti della Giunta risultano indagati insieme ad
altre 25 persone, tra cui l'attuale vicesindaco (ora con funzioni di sindaco) Francesca Malafoglia e l'assessore Emilio
Giacchetti, oltre a componenti delle precedenti giunte, dirigenti e funzionari comunali e rappresentanti delle
cooperative sociali cittadine. L'istanza presentata dalla procura di applicazione dei domiciliari ai due, secondo il gip, può essere accolta visti «i gravi indizi di colpevolezza», emersi anche a seguito delle acquisizioni di documenti svolte da guardia di finanza e polizia il 17 novembre scorso, che hanno «sostanzialmente ricostruito un vero e proprio consolidato sistema illecito».
Le condotte contestate nell'indagine sugli appalti pubblici al Comune di Terni «non si sono
arrestate» nemmeno in seguito agli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria: continua  il gip di Terni, nell'ordinanza con la quale ha applicato gli arresti  domiciliari al sindaco Leopoldo di Girolamo e all'assessore Stefano Bucari. Secondo il giudice, si può infatti dedurre «un vivo e presente pericolo, ovvero la concreta e probabile esistenza di ulteriori occasioni favorevoli alla commissione di nuovi reati della stessa specie attraverso la perpetuazione delle denunciate condotte che non si sono arrestate, come emerge dagli atti, neppure a seguito dell'attenzionamento da patte della polizia giudiziaria delle modalità di aggiudicazione di una numerosa serie di appalti pubblici». Nell'ordinanza si fa riferimento anche «all'esistenza di un procedimento per fatti del tutto analoghi relativi all'aggiudicazione dei contratti per la raccolta ed il trasporto del percolato relativo all'ex discarica Rsu di vocabolo Valle» e di «ulteriori indagini ancora in corso in materia di appalto per il servizio di produzione pasti presso le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado del Comune di Terni». Il giudice ribadisce poi che le condotte degli indagati «sono non solo risultate costanti nel tempo e ravvicinate» rispetto all'adozione della misura degli arresti, ma hanno consentito di far emergere «un radicato e costante sistema illecito di affidamento di tutti i contratti pubblici del Comune». «Dal che - è la conclusione del provvedimento - è legittimo desumere che ove non venga adottata nei confronti dei predetti una misura cautelare idonea ad interrompere ed impedire di fatto questa costante e consolidata prassi di mala gestio della cosa pubblica adottata da anni nel Governo del Comune di Terni, i  sodali continueranno a tenere tali condotte criminali».
È un quadro con bandi di gara e lettere di invito a contrarre «cuciti addosso alle cooperative sociali», che hanno «garantito un monopolio perfetto nel settore degli appalti di servizi» sempre allo stesso raggruppamento di imprese quello con «protagonisti» la componente politica e tecnica del Comune di Terni. olo, tra i quali diversi assessori delle Giunte guidata da Di Girolamo, ora e nel suo precedente mandato. Le ordinanze  sarebbero quindi scaturite dall'esame dei documenti sequestrati il 17 novembre scorso con un blitz in municipio per l'indagine denominata «Spada» (come il palazzo che ospita l'ente). Sedici gli avvisi di garanzia notificati in quell'occasione nei confronti di amministratori (Bucari insieme all'assessore al Bilancio Vittorio Piacenti d'Ubaldi mentre il Di Girolamo scoprì in seguito di essere indagato), dirigenti e funzionari comunali, oltre a rappresentanti di cooperative (considerati «suggeritori e fruitori finali» delle presunte procedure irregolari). Al centro dell'inchiesta una serie di appalti di servizi pubblici, per la manutenzione del verde in città e nei cimiteri, la gestione dei servizi cimiteriali e di quelli turistici nell'area della cascata delle Marmore. Tutti «predisposti» - hanno rilevato gli investigatori - dall'attuale Giunta. Una «illecita gestione della cosa pubblica» tra il 2011 e il 2016, con un sistema «finalizzato a favorire le medesime cooperative sociali».
Secondo lo scenario delineato in un comunicato del procuratore di Terni Alberto Liguori nei bandi sarebbero stati inseriti requisiti per favorirne alcune.
Gli investigatori ritengono poi che ci sia stato un «illecito» frazionamento dell'importo d'asta in modo da eludere Codice degli appalti e norme comunitarie. Approdando a un «risultato previsto e concordato» cioè l'aggiudicazione dell'appalto sempre alle stesse cooperative sociali (Alis, Ultraservizi, Gea e Asso). Per il verde pubblico urbano - è emerso dagli accertamenti - l'appalto è stato gestito «senza gara aperta» dal 2008 al 2015 per costi superiori a 2 milioni e 700 mila euro a carico del Comune mentre per quello all'interno del cimitero comunale il contratto «ha subito 63 proroghe». «Non sembrano esserci grandi novità rispetto al quadro già emerso» il commento del difensore di Di Girolamo, l'avvocato Attilio Biancifiori.
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