MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Hamilton-Vettel, il duello sarà per tutto l'anno

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Martedì 11 Aprile 2017, 17:46
Non vince, ma convince. Assai. Lewis Hamilton e la sua sempre spaziale Mercedes dominano il GP di Cina a Shanghai conquistando pole, vittoria e giro più veloce in gara. La Ferrari non esce però sconfitta e men che meno ridimensionata perché il secondo posto di Sebastian Vettel, oltre a consentire al tedesco di conservare la vetta del Campionato a pari merito con il rivale britannico, manda messaggi molto rassicuranti, addirittura più forti di quelli lanciati a Melbourne. Se in Australia non era ancora il caso di sbilanciarsi, poiché quel tracciato è particolare e dodici mesi prima aveva fatto bella figura anche la SF16H poi rivelatasi disastrosa, Shanghai è un eccellente controprova, soprattutto la conferma che i risultati dei lunghi test invernali a Barcellona avevano basi solide e non erano frutto della pretattica altrui.

Sono molti gli aspetti di cui i tifosi del Cavallino possono essere soddisfatti e, quanto meno, sorridere. La Rossa 2017 ha ribadito di disporre di un’eccellente power unit, ma anche di avere un’ottima aerodinamica, un mix parecchio equilibrato fra carico che genera aderenza ed efficienza per infilarsi nell’aria senza penalizzare velocità di punta e consumi. La nuova Ferrari è andata bene anche nei lunghi curvoni in appoggio, nonostante il passo più corto rispetto alla Mercedes dovrebbe privilegiare agilità e reattività richieste su tracciati più lenti e guidati. Perfetto il feeling con le gomme e questa è una delle grandi differenze rispetto al 2016.

Certo, se l’auto è buona tratta bene gli pneumatici e sfrutta tutte le loro performance, ma lo scorso anno fu proprio questo aspetto una delle principali criticità: il Cavallino non riusciva a mandare le Pirelli rapidamente in temperatura ed era penalizzato in qualifica e nei primi giri di gara, poi le degradava più rapidamente e le Frecce riuscivano quasi sempre a fare dei giri in più senza perdere ritmo. Carenze che ora sembrano svanite, solo un lontano ricordo. Con un pacchetto così ben bilanciato è tornato a brillare anche il pilota, l’unico quattro volte campione del mondo in circolazione che quando la vettura funziona non ha proprio nulla da invidiare nemmeno a Lewis Hamilton.

Di Seb lo scorso anno ci siamo lamentati un po’ tutti (forse solo Arrivabane lo ha sempre difeso): quando le cose non girano e la vittoria non è un target realistico tende ad innervosirsi ed esagera con gli errori. Ma se l’astronave funziona e c’è da lottare per il podio, Sebastian torna un’arma letale, una vera macchina da guerra e ieri lo ha evidenziato ancora senza nemmeno una sbavatura. A Maranello sono rimasti con i piedi per terra in Australia e certamente ci resteranno anche dopo la Cina: poche chiacchiere devono parlare i fatti. Ora però si può dire senza grandi timori di essere smentiti che, sviluppi permettendo, la sfida sarà appassionante per l’intera stagione poiché anche la Red Bull sembra pronta ad infilarsi nel duello.

Non c’è più Rosberg e questo, come si è visto a Shanghai, è sicuramente un altro piccolo vantaggio. La gara è stata bella, ma la vittoria mai in discussione. Non perché la Rossa fosse inferiore alla Stella, solo per come si sono indirizzati gli eventi nei primi giri. La partenza è infatti avvenuta con alcuni tratti della pista ancora bagnati e tutti tranne Sainz sono scattati con le intermedie scolpite. Visto il passo dello spagnolo quando è “entrata” la virtual safety car già al secondo giro molti sono rientrati per montare le slick e fra i primi Vettel.

Poteva essere la mossa giusta per scavalcare Hamilton, ma un paio di giri dopo Giovinazzi si è schiantato con la sua Sauber sul muretto dei box chiamando in pista la safety car reale che faceva passare il gruppone in pit lane avvantaggiando chi pittava in quel frangente. Lewis è rimasto in testa, Seb si è ritrovato quinto, dietro anche alle due Reb Bull e il compagno di squadra che, nonostante fosse più lento, non gli ha lasciato strada. Quando è passato all’attacco Vettel ha fatto tre sorpassi da favola, ma ormai Hamilton era troppo lontano e aveva un bolide in grado di rispondere colpo su colpo; dietro un super Verstappen, troppo lontano per creare problemi.
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