Dalle indagini sarebbero emersi rapporti illeciti tra Balducci e le imprese romane vincitrici di gare pubbliche per oltre 300 milioni. Non è tutto. Come contropartita, le imprese avrebbero dirottato soldi verso una società cinematografica riconducibile a Balducci e che si occupava della produzione di film il cui l'attore principale era suo figlio Lorenzo. Le stesse ditte avrebbero anche finanziato l’acquisto o ristrutturazione di svariati immobili di pregio a favore del nucleo familiare di Balducci. In questo modo, l'ex Provveditore ha accumulato nel tempo un ingente patrimonio, che la sezione Misure di prevenzione del Tribunale definisce "sproporzionato" rispetto ai redditi dichiarati. Il giudice definisce Balducci «socialmente pericoloso», perchè «dedito a reiterate condotte corruttive».
Per i megistrati avrebbe «pervicacemente approfittato delle proprie funzioni apicali in seno alle amministrazioni, titolari di enormi poteri di spesa in ordine all’assegnazione di appalti pubblici, per procedere in modo sistematico e sfrontato all’arricchimento proprio, dei familiari e dei complici con i quali abitualmente operava».
A processo si è difeso con affermazioni «sfacciatamente false e smentite obiettivamente dalle fonti di prova, a conferma della pericolosità del proposto e della totale assenza di qualunque resipiscenza». Tornano quindi nella disponibilità dello Stato, 27 unità immobiliari tra ville, appartamenti di pregio e terreni a Roma, San Giorgio di Pesaro, Montepulciano e Sappada. La stessa cosa vale per 2 autoveicoli e 1 motoveicolo, rapporti bancari e titoli obbligazionari, quote societarie; disponibilità finanziarie per oltre 3 milioni di euro detenute in Lussemburgo.
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