Il piano contro la povertà: per due milioni di italiani fino a 400 euro al mese

Il piano contro la povertà: per due milioni di italiani fino a 400 euro al mese
di Diodato Pirone
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Martedì 7 Marzo 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12:38
Lo chiamano welfare non assistenziale. Che tradotto vuol dire: lo Stato (o, meglio, il servizio sociale del Comune) distribuisce un po’ di denaro ai poveri ma in cambio di un “contratto” per farli uscire dal loro stato di difficoltà, magari certificando il ritorno a scuola dei figli di una famiglia difficile oppure facilitando il ritorno al lavoro di un disoccupato cronico o di chi ha avuto la sventura di perdere il posto dopo i 55 anni.

E’ questa la scommessa della legge delega sulla povertà che il Senato approverà in via definitiva fra questa sera e domani. L’ultimo ostacolo al varo di un provvedimento abbozzato addirittura nel 2013 con il governo Letta è rappresentato da circa 150 emendamenti presentati dalle opposizioni che però, pur denunciando l’insufficienza del piano, non sembrano intenzionate a ricorrere all’ostruzionismo.

Comunque la si voglia giudicare, la legge delega rappresenta il primo tentativo italiano da decenni di affrontare in modo organico il drammatico problema dei poveri che in Italia, secondo l’Istat, sono ben 4 milioni e mezzo, ovvero l’8% circa della popolazione.

La legge-piano (che diventerà operativa tramite un decreto che il ministero del Lavoro ha avuto tutto il tempo di limare nei mesi scorsi) intende aiutare soprattutto due “sottogruppi” di poveri: le giovani coppie con figli minori e chi perde il lavoro ad età superiori ai 55 anni. Una categoria, quest’ultima, che si è molto ampliata negli ultimi anni e che - sottolineano al ministero del Lavoro - viene aiutata per la prima volta. Un altro obiettivo qualificante è quello di raggiungere e aiutare tutti i minori poveri, che sono stimati in un milione, e tutte le donne a basso reddito che aspettano figli.

LE CIFRE
Come saranno distribuiti gli aiuti? Con una card ricaricabile che si chiamerà REI (Reddito di Inserimento) e che dovrebbe assicurare alle famiglie coinvolte 80 euro mensili a componente fino ad un massimo di 400 euro. I fondi però non saranno erogati a pioggia.

Saranno i servizi sociali dei Comuni (che per funzionare meglio potranno contare a loro volta su finanziamenti europei collaterali alla legge) a individuare le famiglie in difficoltà, ad assegnare loro un punteggio in base al reddito e al problema che hanno e a gestire la REI con come un sussidio “a perdere” ma come un’opportunità per far uscire dal disagio chi riceve il denaro.

In sostanza, le famiglie aiutate dovranno impegnarsi a mandare i figli a scuola, a farli vaccinare oppure a frequentare corsi o altri canali per reimmettersi nel mercato del lavoro. L’Inps avrà un ruolo nei controlli dei redditi delle famiglie che faranno domanda d’aiuto e nell’elaborazione dei punteggi delle varie categorie coinvolte.
I soldi disponibili non potranno risolvere i problemi di tutti i poveri italiani ma lo sforzo economico non è neanche evanescente. La carta REI dovrebbe assorbire 1,5 miliardi l’anno ma la cifra è destinata a salire perché vi saranno dirottati fondi minori e altri denari che non sono stati spesi negli anni scorsi.

I RISCHI
Per quest’anno lo staff del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, pensa di poter coinvolgere nel piano anti povertà 1,7 milioni di persone e di arrivare a quota 2 milioni nel 2018 quando il REI avrà superato la fase del rodaggio.
Secondo tutti gli osservatori si tratta di un’operazione complessa e dall’esito non scontato non solo per la relativa esiguità dei fondi ma soprattutto perché molto dipenderà dal livello di efficienza delle amministrazioni locali. E’ altrettanto vero però che il piano anti-povertà non parte da zero e non si muoverà nel deserto.

Il molto tempo trascorso dalle prime bozze del piano, elaborato dall’allora ministro del lavoro Enrico Giovannini e dalla vice ministra Cecilia Guerra, ha permesso di varare e di mettere a punto un primo esperimento. Nel silenzio quasi totale di giornali e televisioni, da settembre dell’anno scorso è stata distribuita a circa 200 mila famiglie, in particolare nel Sud, l’antenata della carta REI che si chiama SIA (Sostegno per l’inclusione attiva). Gli esperimenti condotti in alcune grandi città pare abbiano funzionato e l’uso della SIA è stato allargato anche a centri minori. Ma ora tocca al Reddito di Inserimento impugnare il testimone della solidarietà e, si spera, del riscatto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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