Sinistradem sostiene Orlando, Cuperlo: «Renzismo è alle spalle»

Sinistradem sostiene Orlando, Cuperlo: «Renzismo è alle spalle»
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Sabato 4 Marzo 2017, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 09:30

«Oggi io vi chiedo e propongo di sostenere Andrea Orlando nella sua candidatura alla segreteria». E' Gianni Cuperlo ad aprire l'assemblea di Sinistradem a Roma. Qualche battuta per stemperare, poi si concentra su Orlando «la figura oggi capace di mettere in sicurezza il progetto del Pd, è un punto di equilibrio», spiega Cuperlo secondo il quale «la stagione alle nostre spalle si sta consumando» e l'alternativa alla leadership di Matteo Renzi «si compirà».

L'alternativa.  «Costruiamo un'alternativa radicale a quella che abbiamo vissuto, una leadership e una visione del potere sono uscite sconfitte dalle urne ma forse di più da una distanza di linguaggio, di visioni», aggiunge Cuperlo. Sulla possibilità che Orlando sconfigga Renzi, inoltre, prevede: «Leggo i sondaggi, ma non credo al suo vantaggio. Io vedo altro». E ancora: «Non abbiamo avuto leader migliore per l'attracco, il problema non è chi sta al timone ma la rotta che si decide di prendere», prosegue Cuperlo.

Come il ragionier Fantozzi. «Far eleggere il segretario di un partito da tutti gli italiani che lo vogliano e non dagli iscritti a quella comunità rievoca il giudizio di ragionier Fantozzi sulla Corazzata Potemkin... l'ho detto mi sono tolto un peso è una cosa che penso da tre anni...». Cuperlo rievoca una delle scene cult del film "Il secondo tragico Fantozzì" quando Paolo Villaggio durante una serata "obbligata" di cinema d'autore (fu costretto a vedere un film sovietico al posto della partita dell'Italia), definisce la "Corazzata Potemkin" una
«cagata pazzesca». Cuperlo lo fa per criticare la scelta di affidarsi a consultazioni primarie aperte a tutti per nominare il nuovo segretario del Partito democratico.

Scissione dolorosa, sconfitta Renzi. «La frattura del Pd è stata un momento amaro e doloroso per ciascuno di noi. La scelta di alcuni compagni è un taglio che costringe tutti a indossare lenti diverse - dice Cuperlo -. Di fronte a quello che è accaduto io il dito non lo alzo: la rottura è un errore e una sconfitta, prima di tutto di chi alla guida del Pd doveva evitarla». E poi attacca: «La loro scelta non è la nostra ma risponde a una stagione dominata dalla distanza tra la forza degli eventi e una classe dirigente inadeguata, incapace di comprendere la responsabilità di chi si era posto alla guida della più grande impresa collettiva della sinistra di questo paese e non è stato all'altezza».

Il candidato. Poi è il turno di Orlando. «Io vorrei tornare a divertirmi facendo politica - spiega - . Io e Gianni Cuperlo abbiamo cercato di tenere un filo e proporre percorsi per evitare la scissione ma non ci siamo riusciti. Io voglio lavorare per far tornare tutti quei compagni e quelle compagne. Non vivremo con sofferenza la scissione di quelli che fanno cento tessere con la carta di credito». E promette: «Io voglio ricostruire il Pd e serve un grande soggetto progressista europeo. È fondamentale. Dobbiamo costruire una forza politica che sia effettivamente europea».

Bacchettata.  Per Cuperlo la frattura del Pd è stata un momento doloroso.
«Considero la rottura un errore e una sconfitta innanzitutto da parte di chi doveva fare tutto il possibile per evitarlo  - spiega -. Ma oggi non alzo il dito contro una classe dirigente inadeguata, perchè non è stata all'altezza di una grande sfida». E avverte: «Ora bisogna costruire un'alternativa, una leadership non penso di essere un visionario. Leggo i sondaggi che danno Renzi in vantaggio, ma io non ci credo vedo un'altra pellicola... serve un cambio di passo, di stagione. Dobbiamo trovare una sintonia con il mondo di fuori, con un racconto diverso da quello di ieri». Nel finale, Cuperlo, coglie l'occasione per l'affondo nei confronti di Renzi: «Il problema non è solo chi sta al timone - dice - ma la strada che prendi. La risposta a un mondo guasto non è certo una gita in California...».

No referendum su Renzi. «Mi inquieta il fatto che il congresso del Pd sia vissuto come un referendum su Renzi.

Non l'ha fatto Renzi, l'ha fatto Emiliano è ha sbagliato». Così spiega Orlando. «La leadership che voglio costruire non è riferita ad una persona ma ad una classe dirigente», dice il ministro della Giustizia e sottolinea: «dobbiamo costruire una grande forza progressista europea perché oggi il Pse non lo è». E aggiunge: «Nelle prossime settimane voglio fare una conferenza programmatica sul partito». 

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