Il bonus di 80 euro è molto più di una mancetta una tantum

di Marco Fortis
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Giovedì 2 Marzo 2017, 00:52
Secondo il Dipartimento delle Finanze nel 2015 hanno avuto diritto al bonus degli 80 euro mensili circa 11,2 milioni di persone per complessivi 9 miliardi di euro e per una cifra media annua di 800 euro a persona. Si tratta, nei fatti, di una delle più importanti manovre di redistribuzione del reddito mai realizzate in Italia. Per la prima volta i dati sulle dichiarazioni Irpef del 2016 riferiti al 2015 hanno permesso di contabilizzare l’impatto pieno del bonus degli 80 euro mensili sul reddito annuo degli italiani. Nel 2014, infatti, gli 80 euro erano stati erogati soltanto da maggio, quando erano entrati in vigore, sino a dicembre.

Dunque il bonus era stato goduto dagli aventi diritto non per un anno intero, come invece è accaduto nel 2015, ma solo per ottomesi. L’importo del bonus Irpef, come è noto, spetta per un totale annuo di 960 euro (80 euro al mese) per tutti coloro che hanno un reddito complessivo fino a 24.000 euro; al superamento di tale limite il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di 26.000 euro. È vero che nel quadro complessivo dell’operazione 966 mila contribuenti hanno dovuto restituire integralmente il bonus perché non ne avevano diritto una volta cumulati altri redditi da essi percepiti nel 2015 (cosa del tutto ovvia, anche se ha suscitato polemiche). E che altri 76 mila soggetti ne hanno invece dovuto restituire una parte per le medesime ragioni oppure perché´l’imposta dovuta e`risultata inferiore alle detrazioni per lavoro dipendente.

In quest’ultimo caso, tuttavia, va anche notato che i soggetti interessati hanno ottenuto una restituzione maggiore delle ritenute Irpef indebitamente versate (pari complessivamente a 697 milioni di euro) rispetto al bonus restituito (508milioni). Ma ciò che conta in termini macroeconomici è che il bilancio “consolidato” dell’operazione 80 euro, ora finalmente documentato da cifre precise, mostra un impatto decisamente positivo per i contribuenti. Infatti, nel 2015 i sostituti di imposta, cioè le imprese e i datori di lavoro, hanno erogato 8,86 miliardi di bonus Irpef. Inoltre, la parte di bonus Irpef eventualmente non erogata dal sostituto di imposta ma fruibile in sede di dichiarazione dei redditi è stata pari ad altri 599 milioni di euro mentre quella non spettante da restituire è stata di 508 milioni di euro, cioè dunque di poco inferiore. Il risultato netto finale dell’operazione bonus 80 euro nel 2015 è stato quindi favorevole per i contribuenti per 9 miliardi circa.

Nel 2015 il Pil nominale dell’Italia è cresciuto dell’1,4%, l’imposta netta totale Irpef dichiarata è cresciuta del 2,6% ma, considerando gli effetti degli 80 euro, tale imposta è aumentata soltanto dello 0,7%, cioè la metà del Pil nominale. Quale migliore dimostrazione che gli 80 euro sono stati una diminuzione delle tasse a tutti gli effetti e non una “mancetta elettorale”? Infatti, appare evidente dalla loro rilevante ricaduta economica che si è trattato di un provvedimento fiscale strutturale, di natura permanente e dagli ampi risvolti sociali, di cui ha beneficiato una platea significativa di cittadini italiani. Si aggiunga che, considerando le persone fisiche la cui imposta netta e`stata interamente compensata dal bonus mensile di 80 euro, i soggetti che di fatto nel 2015 complessivamente non hanno versato l’Irpef, cioè quelli che fanno parte dell’area dei contribuenti aventi una imposta pari a zero, sono saliti da circa 10 milioni a 12,2 milioni, cioè sono cresciuti di 2,2 milioni. Il bonus degli 80 euro ha anche contribuito a ridare fiato ai consumi delle famiglie, che nel triennio 2014-2016 sono cresciuti del 3,2%.

Alcuni consumi, in particolare, secondo i dati Istat diffusi ieri sono aumentati significativamente rispetto al 2013: i trasporti +10,7%, gli alberghi e ristoranti +5,2%, ricreazione e cultura +5,9% ed anche le spese sanitarie e per l’abbigliamento sono cresciute leggermente sopra la media (+4,2% e +3,5%). Le famiglie hanno invece tirato la cinghia sugli alimentari (+1,6%) e ridotto alcolici e tabacco (-1,1%). Il Lazio è stata la terza regione che ha più beneficiato degli 80 euro nel 2015. Ne hanno goduto 1 milione e 2 mila contribuenti laziali per un ammontare di circa 800 milioni di euro e una erogazionemedia annua di 800 euro.
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