Renzi: «Così riscrivo il welfare. L'innovazione va governata con il lavoro di cittadinanza»

Renzi: «Così riscrivo il welfare. L'innovazione va governata con il lavoro di cittadinanza»
di Marco Conti
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Domenica 26 Febbraio 2017, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 21:25

«Sto girando e continuerò a farlo. Ora che mi sono dimesso da tutto sono un uomo libero. Sono stato a San Francisco ma anche a Scampia e lunedì andrò a Cernusco sul Naviglio». Matteo Renzi il jet-lag lo ha già riassorbito e l'inappetenza non c'è mai stata. Il «privatissimo» viaggio in California «che ho voluto fare senza telecamere e giornalisti» è però diventato argomento delle travagliate riunioni del Pd nelle quali si sono decise le date del congresso e oggetto di ironia anche da parte di coloro che parlano più di stadio che di lavoro. Polemiche che Renzi non coglie mentre racconta di aver «preso appunti, tanti» negli «oltre quaranta incontri avuti e organizzati dalla sera alla mattina trovando un'enorme disponibilità». Dalla politica delle parole a quella dell'ascolto. Tre giorni nella East Cost con Marco Carrai e Giuliano da Empoli dove ha incontrato non solo Tim Cook, ma anche professori della Stanford university e della Berkeley university come Enrico Moretti, autore di un libro divenuto negli Usa la bibbia per capire come la tecnologia cambia il mercato del lavoro e riduce l'occupazione.

Renzi ha anche ascoltato le tesi di colui che pensava di fermare la storia, Francis Fukuyama che ha anche studiato come si possa ricostruire un nuovo ordine sociale nella società post industriale. Ha udito da Laurene Powell Jobs (vedova di Steve Jobs) il racconto del progetto avviato dalla fondazione «per rilanciare l'high school pubblica americana». Ha anche cenato con il Chief financial officer della Apple, il romano Luca Maestri e Federico Faggin, i vicentino che nel 2010 ha ricevuto dalle mani di Barack Obama la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l'Innovazione per l'invenzione del microprocessore. E poi ancora futuro e ambiente con Elon Musk di Tesla «con il quale l'Enel collabora da tempo con progetti molto interessanti. Una personalità vulcanica, dalle mille idee che scommette sulle energie alternative per la mobilità, ma anche per la casa e che sogna di rendere possibile la vita su Marte».

CAMBIO DI PASSO
Un cambio di passo che la botta referendaria ha sublimato. «Giro il mondo per ossigenare il cervello», racconta dalla sua casa di Rignano elencando professori e studiosi che ha incontrato nella Silicon Valley che da terra promessa per noi europei si è trasformata nel luogo dove sorgono i problemi. Almeno per coloro - come i tassisti alle prese con Uber - che temono di perdere o veder ridimensionato il proprio lavoro. La risposta di Trump, che punta a riportare dentro i confini americani l'industria manufatturiera, rischia di non bastare perchè in moltissimi processi produttivi la manodopera è più che dimezzata. I cipputi sono spariti mentre computer e robot vengono gestiti da due o tre ingegneri in camice bianco. «Bene quindi le riforme che abbiamo fatto nei tre anni di governo - spiega Renzi - ma ora occorre riflettere. Lo avremmo dovuto fare se avessimo vinto il referendum tanto più dopo che lo abbiamo perso». Al netto degli errori compiuti e ammessi, il 4 dicembre resta, nelle convinzioni dell'ex premier, «un'occasione mancata per il Paese» dalla quale occorre comunque ripartire perché così è in politica. E Renzi in politica intende rimanere ancora a lungo ed è per questo che racconta di aver «rifiutato inviti per tenere lezioni a pagamento. Io faccio politica».
Nella veste dell'alunno e non del professore, Renzi in California ha preso appunti che pensa di trasferire il 10, 11 e 12 marzo al Lingotto quando «apriremo i cantieri sul programma» al quale lavora anche Tommaso Nannicini. «Il Pd deve far notizia per le cose che propone e noi di idee ne abbiamo tante, ma siamo aperti al contributo di tutti».

IL CETO MEDIO
Il Jobs Act, riforma che difende a spada tratta e, come «tutti i tre anni di grandi passi avanti», Renzi lo considera un tassello al quale ne vanno aggiunti presto altri necessari per rispondere alla questione di fondo: come sostenere un sistema di protezione a chi resta fuori dal processo di innovazione. «Fermare il progresso e la tecnologia o pensare di rallentare è assurdo», sostiene l'ex premier. «Le invenzioni - dalla stampa all'automobile - hanno avuto sempre ricadute sociali. Compito della politica è ora affrontare i problemi che derivano dalla rivoluzione digitale e i costi in termini di perdita di posti di lavoro».

Problemi che in California, terra di forte innovazione e di resistenza al grillinismo in salsa trumpista, non si avvertono ma che negli altri stati americani hanno spinto il ceto medio a votare per il repubblicano dal ciuffo ribelle. Un rischio di deriva populista che si avverte anche in Europa e, soprattutto, in Italia dove il M5S sventola il reddito di cittadinanza come risposta all'assenza di lavoro. «Contesto la risposta grillina al problema. Garantire uno stipendio a tutti non risponde all'articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. I reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione». «Serve un lavoro di cittadinanza», propone il candidato alla segreteria del Pd ribaltando la questione. Inoltre «in questo tempo di forti cambiamenti dobbiamo rivoluzionare il nostro welfare che negli Usa non c'è come da noi in Europa». «Niente rassegnazione» o «ripiegamenti su se stessi», ma sguardo in avanti. Quello che all'Italia è mancato negli ultimi decenni quando sono state più le imprese che hanno chiuso, o sono andate vie, che quelle nate. Eppure, è il ragionamento di Renzi, l'Italia è stata per secoli il luogo delle startup e «il futuro prima o poi torna». Via quindi il tono corrucciato quando si parla di tecnologia e di innovazione. «Non voglio fare l'ottimista per forza, dico solo che ci sono grandi opportunità che si possono cogliere cambiando il concetto di lavoro come sinora lo abbiamo interpretato». La politica come strumento per chi «ha voglia di mettersi in gioco, di provarci». Non tutti saranno come Steve Jobs o Elon Musk, ma occorre ricreare in Italia le occasioni per i giovani che vogliono «coltivare dei sogni» «spostando il reddito dalla rendita all'innovazione» e quindi al lavoro. Perchè «non credo ai profeti di una società senza lavoro, alla jobless society» tantomeno a coloro che si rassegnano proponendo una rendita, come il reddito di cittadinanza, «che dà ai giovani un messaggio sbagliato di ripiegamento su se stessi».

MESSAGGI AGLI ELETTORI
Messaggi, quelli dell'ex premier, rivolti al proprio elettorato e alla sinistra del suo partito che se ne è andata formulando come prima proposta la reintroduzione dell'Imu e la patrimoniale mentre il problema fiscale numero uno resta quello della web-tax. «Dobbiamo intervenire, ma non possiamo farlo da soli - sottolinea con il tono spazientito - aspettiamo dall'Europa e dall'Ocse una proposta che possiamo condividere insieme senza creare nuovi squilibri». «Anche di questo parleremo al Lingotto, come anche di terzo settore, di sociale e di università». «Io non mi rassegno e ora prendo appunti». La scissione del Pd, il dibattito sulle date delle primarie e sulla fine della legislatura sono argomenti lontani e lo saranno anche domani nella scuola di Cernusco sul Naviglio ristrutturata con i soldi dei mille giorni.
 

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