Inchiesta Asl, il ministro Lorenzin manda gli ispettori a Viterbo: «Chi ruba viene sempre beccato»

Il ministro Beatrice Lorenzin a Viterbo
di Federica Lupino
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Martedì 7 Febbraio 2017, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 19:13
Il ministero della Salute manda gli ispettori a Belcolle. Inchiesta Asl, la rivelazione di Beatrice Lorenzin ospite ieri pomeriggio del convegno organizzato dal Centro studi Aldo Moro a Viterbo: “Ormai in sanità vengono beccati, è solo una questione di tempo. Non è la nostra competenza, ma come ministro che abita anche in questa regione abbiamo subito chiesto di capire cosa stesse succedente”. E quindi conferma: “Quando avvengono fatti così gravi mandiamo gli ispettori. C’è in corso un lavoro della Procura, quindi sarà questa ad accertare le colpe. Ma la nostra mission è vigilare tutti perché fenomeni di questo tipo non accadano e se i fatti che abbiamo letto corrispondono al vero – dichiara - sono molto, molto gravi. Credo che tutti comprendano come non ci sono più margini perché queste cose accadano”. Individuata la nuova dirigente del Simt, gli altri indagati al momento non verranno sospesi: la Asl avrebbe dovuto continuare a pagare loro gli stipendi. 

Silvana Zolla è ora il primario facente funzione del servizio di Medicina trasfusionale di Belcolle. La dottoressa sostituisce Tiziana Riscaldati, indagata per assenteismo e truffa tramite false attestazioni ai danni dell’azienda sanitaria. La Riscaldati, come emerge dai documenti pubblicati sul sito della Asl, è oggetto di sospensione cautelare dal servizio. Insieme all’infermiera sospesa, è l’unica dei 23 dipendenti ad aver ricevuto un provvedimento disciplinare. In entrambi i casi un atto dovuto: nel primo, in quanto la sospensione dal lavoro è stata decisa dal giudice; nel secondo, la Procura di Viterbo ha comunicato alla direzione la misura cautelare dell’interdizione dai pubblici uffici adottata contro la dirigente.

La sospensione cautelare ha validità di 30 giorni: la Riscaldati non potrà recarsi al lavoro ma riceverà lo stesso lo stipendio. Lo prevede la legge Brunetta, in vigore prima della Madia. E proprio per questo la direzione generale ha desistito dall’originario intento di congelare tutti i lavoratori: il provvedimento sarebbe durato un mese ma a tutti avrebbero dovuto liquidare regolare compenso. Inoltre, il reparto sarebbe stato svuotato con la necessità di reperire nuovo personale, quindi ulteriori spese per l’azienda. Oltre il danno, la beffa: avrebbero dovuto pagare il doppio del personale.

Riscaldati, che in quanto dirigente avrebbe dovuto controllare la regolarità dei servizi prestati dai collaboratori, in questa inchiesta ha un ruolo molto delicato. Entro le 10 del 6 marzo sarà convocata dall’ufficio Provvedimenti disciplinari per potersi difendere (in alternativa, presenterà deduzioni scritte). La Asl avrà quindi 10 giorni per prorogare la sospensione o adottare altre misure cautelari.

Per gli altri 21 indagati, invece, la strategia aziendale, vista l’impossibilità di applicare le procedure semplificate della Madia, è quella contestare a ognuno gli addebiti come imputati dalla Procura, aprire delle procedure disciplinari, ascoltare ciascuno, quindi adottare singoli provvedimenti disciplinari tra i tre previsti: sanzione amministrativa, sospensione e licenziamento.

 
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