Rugby, la Sla porta via a 46 anni Joost Van der Westhuizen, lo Springbok che placcò Lomu davanti a Mandela

Rugby, la Sla porta via a 46 anni Joost Van der Westhuizen, lo Springbok che placcò Lomu davanti a Mandela
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 14:54 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 12:18

La Sla ha portato via Joost van der Westhuizen, 45 anni, mediano di mischia del Sud Africa che il 24 giugno 1995 nella finale della Coppa del Mondo all'Ellis Park di Johannesburg sconfisse gli All Blacks di Jonah Lomu davanti al presidente Nelson Mandela. Fu proprio VdW a placcare per la prima volta in quel torneo il gigante che sembrava inarrestabile e che la sorte ha voluto ugualmente strappare al mondo troppo presto nel 2015 quando aveva 40 anni, quasi metà dei quali affrontati lottando contro una rara malattia ai reni. 

Quando il gigante venne sbattuto giù dal numero 9 degli Springboks, nella tribuna che tremava come quando poco prima un Jumbo era passato a volo radente a meno di 60 metri di altezza, sotto il sole gelido del Veld ci guardammo l'un altro increduli perché si avvertiva che il pronostico impietoso con i sudafricani avrebbe allora potuto essere sovvertito avverando la visione di Mandela. Una multinazionale, poi sommersa dalle critiche, era persino arrivata a mettere una "taglia" su Lomu, un forte premio in danaro per chi fosse riuscito a placcare il "rinoceronte nero". E nel dopopartita Van der Westhuizen fece spallucce quando gli ricordammo quell'azione che in realtà era stata orchestrata dal ct Kitch Christie (morto pochi anni dopo di leucemia): una sorta di imbuto della difesa Boks in cui Lomu doveva infilarsi per cadere in trappola. Ma poi il placcaggio decisivo toccò proprio a VdW.    
 
La scomparsa di entrambi i campioni chiude un capitolo determinante dell'epopea legata a quella partita leggendaria. «Il momento cruciale nella lunga lotta per la democrazia del paese è avvenuto in quello stadio» è scritto nei libri di storia, eclissando vicende di disgelo geopolitico come il ping pong di Nixon in Cina nel 1972 e Usa-Urss di hockey ai Giochi 1980.

In quel match a Jo'Burg, che ha cambiato la storia del Sud Africa e della Nazione arcobaleno voluta da Madiba e raccontato anche nel film Invictus di Clint Eastwood, giocò con la maglia verdeoro anche Brendan Venter attualmente a Roma in qualità di allenatore della difesa degli azzurri.  
 



La sindrome del motoneurone, ovvero la sclerosi laterale amiotrofica, gli venne diagnosticata sette anni fa e da allora, nonostante una pesante debilitazione, aveva lottato come faceva in campo per sostenere le raccolte di fondi per la ricerca contro questa malattia. Anche l'anno scorso, ormai costretto sulla sedia a rotelle e in grado di esprimersi solo con attraverso un computer, aveva viaggiato attraverso l'Europa per rendere più conosciuta la J9 Foundation che aveva costituito per aiutare i malati come lui. Per gli Springboks aveva segnato 38 mete nel corso di 89 partite giocando in tre coppe del mondo. Negli anni a cavallo del millennio non c'era mediano di mischia migliore di lui. Lascia la moglie, la cantante Amor Vittone, un figlio e una figlia che ha sempre voluto allegri quando stava giocando la sua ultima partita. 

Quel 24 giugno 1995 in tribuna all'Ellis Park con Mandela

 

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