Nel corso dell'udienza preliminare la procura di Roma aveva sollecitato il proscioglimento. Per questa vicenda, nel febbraio dello scorso anno, la procura aveva chiesto l'archiviazione al gip Cinzia Parasporo. Il giudice per le indagini preliminari, ritenendo che non sussistessero i presupposti per archiviare la vicenda, aveva ordinato al pm di procedere con l'imputazione coatta di Marino. Nelle dichiarazioni oggetto della querela da parte dei pentastellati, Marino affermava che: «quelle del Movimento Cinque Stelle sono le stesse richieste che facevano il signor Carminati e il signor Buzzi che ora sono in carcere per associazione mafiosa.
Il Movimento Cinque Stelle, sperando di raccogliere maggiore consenso, fa le stesse richieste della mafia, cioè che gli onesti vadano a casa». Il rinvio a giudizio arriva a pochi giorni dal deposito delle motivazioni della sentenza di assoluzione sulla vicenda delle 56 cene pagate dall'ex sindaco con la carta di credito dell'amministrazione. Una storia che, di fatto, travolse Marino e portò alla sua caduta da sindaco della Capitale. Sulla sentenza la Procura depositerà a breve il ricorso in appello. Nelle motivazioni il gup Pierluigi Balestrieri scrive che «appare evidente che eventuali errori» nelle «dichiarazioni giustificative non sono suscettibili di rivestire alcuna rilevanza in questa sede penalistica potendo tutt'al più costituire indice di un sistema organizzativo improntato a imprecisione e superficialità».
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