M5S, pronto il piano B: nuovo vicesindaco e autosospensione

M5S, pronto il piano B: nuovo vicesindaco e autosospensione
di Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 25 Gennaio 2017, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 08:05

«Eccolo, me lo aspettavo», ha confidato ai suoi Virginia Raggi, appena ricevuto l’invito a comparire della Procura. Nessuno stupore, nessuno “choc”, a Palazzo Senatorio, negli uffici della sindaca. Tanto sicura, al netto degli scongiuri, che quella notifica sarebbe arrivata, prima o poi, da avere consultato già dai primi di gennaio un pool di avvocati per improntare una eventuale difesa. Legali esterni, non dell’Avvocatura comunale, a cui ha già spiegato la sua posizione. Ecco perché il mantra, per schivare la nuova bufera giudiziaria che si abbatte sul Campidoglio, è «calma e gesso».


Lo stesso messaggio che, a cascata, viene recapitato alla maggioranza M5S in Consiglio comunale. Si sente “scudata”, la sindaca, che ha informato Beppe Grillo subito dopo la notifica dei pm. «Beppe è con me, il movimento è con me - ripete ai fedelissimi - Ora non è il momento di fare polemiche al nostro interno. Serriamo i ranghi perché abbiamo davanti una scadenza troppo importante, il bilancio», che va approvato entro fine mese per non perdere una serie di agevolazioni.

Ma ai vertici del Movimento già ronza un piano B, da settimane. E passerebbe per l’«autosospensione» della sindaca, modello Beppe Sala. Anche prima di una condanna, se dalle chat dei «quattro amici al bar» uscissero fuori messaggi compromettenti. Del resto l’azione della procura nei confronti di Virginia Raggi non solo era messa in conto già da prima di ieri pomeriggio, ma in molti, soprattutto l’ala più ortodossa forte di pareri legali interni, ha già costruito uno schema alternativo qualora la sindaca venisse condannata per salvare comunque il Campidoglio. Perché a quel punto - basta una sentenza in primo grado per abuso d’ufficio - scatterebbe automaticamente la legge Severino: sospensione della prima cittadina per diciotto mesi salvo ricorsi al Tar. «E dovremmo correre ai ripari». 

INGRESSI IN GIUNTA
Non è uno scrupolo da poco. Ecco perché esiste un piano B chiaro: in caso di applicazione della Severino per via di una condanna, il Comune sarebbe retto dal vicesindaco. Che oggi è Luca Bergamo, uomo con un marcato passato di sinistra adesso riconvertito al grillismo e di certo non organico al M5S. Né Milano, né Genova, né i parlamentari si fidano di lui.

Nella peggiore delle ipotesi come reggente dell’amministrazione si fanno due nomi diversi e considerati di fiducia del MoVimento: Marcello De Vito, attuale presidente del consiglio comunale, e Paolo Ferrara, a capo del gruppo pentastellato in Aula Giulio Cesare. Entrambi vicini alla deputata Roberta Lombardi. «Si potrebbe scegliere tra uno dei due, magari attraverso una votazione on line», si sbilanciavano con fare sicuro importanti parlamentari nei giorni scorsi, quando le chat della sindaca con Raffaele Marra hanno iniziato a circolare sui giornali. Segnale chiaro: nel M5S c’è una componente molto pessimista, quasi catastrofista, su questa inchiesta, al punto di essere convinta che «la faccenda si risolverà a breve con una condanna». In questi vaticini, va detto, c’è anche molta avversione nei confronti di «Virginia», che sconta mesi e mesi di tensioni. E così, in questo House of Cards alla vaccinara, si fa strada l’ipotesi di un vicesindaco diverso da Bergamo in caso di sospensione della grillina. Se la condanna mette comunque una certa ansia - scenario prematuro per un’inchiesta ancora in nuce - il timore più vicino riguarda le chat che piano piano iniziano a essere svelate.

L’IMBARAZZO
Al momento il nuovo codice etico del M5S blinda «Virginia» davanti a un avviso di garanzia. Ma allo stesso tempo la mette in guardia in caso di un possibile danno d’immagine, che le potrebbe costare la sospensione dal Movimento e quindi il ritiro del simbolo. Per questo motivo le chat della sindaca, con Raffaele Marra, Daniele Frongia e Salvatore Romeo mettono molto in imbarazzo i vertici del M5S. Che continuano con la forza della disperazione a puntellarla - «perché Roma non si può perdere» - salvo nuove rivelazioni che diventerebbero insostenibili da difendere. «E allora dovremmo spingere reset sul Comune prima di qualsiasi processo». Prima dell’incubo, visto dai pentastellati, chiamato applicazione della legge Severino.

 

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