Roma, rapito e sequestrato in un casale per un debito di 7 mila euro: in manette i suoi usurai

Roma, rapito e sequestrato in un casale per un debito di 7 mila euro: in manette i suoi usurai
di Michela Allegri
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Sabato 21 Gennaio 2017, 08:04

Malato di diabete, bisognoso di medicine. Rapito, segregato per tre giorni in un casolare abbandonato, senza cibo e senza assistenza sanitaria. L'hanno sequestrato perché non era ancora riuscito a saldare un debito a tassi usurai, che nel giro di sei mesi era praticamente raddoppiato. Si è salvato fingendo di contattare un amico per farsi portare i soldi. Invece, ha telefonato a un carabiniere in servizio, che in un lampo ha organizzato un incontro con i carcerieri ed è riuscito a liberarlo.

LA BANDA
I rapitori, Martin e Aldons Petri, entrambi albanesi poco più che ventenni, sono finiti in manette. Il pm Giovanni Musarò li accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. L'arresto è avvenuto ieri, in zona Casilina, nel piazzale del bar Due Leoni. Il prestito Tutto inizia sei mesi fa, quando Festim B., pure lui albanese, chiede un prestito alle persone sbagliate. Ha bisogno di settemila euro, si rivolge ai fratelli Petri. Gli interessi sono da capogiro: sono pari a circa 1.500 euro al mese. In poco tempo il debito diventa impossibile da saldare: schizza a 14mila euro. Festim è sul lastrico e gli usurai lo perseguitano. Quando si rendono conto che rischiano di non avere tutti i soldi, iniziano a minacciarlo. In novembre, dopo decine di telefonate, arriva un avvertimento tangibile. Festim viene rapito e portato in un casolare abbandonato nelle campagne di Pavona, un paesino alla pendici dei Colli Albani. Il sequestro dura solo poche ore. Spaventato a morte, il giovane torna a casa. Cerca in ogni modo di raccogliere il denaro, ma non ci riesce. Martedì, gli indagati decidono di dare un'altra dimostrazione di forza. Festim è in un bar, i fratelli usurai lo obbligano a seguirli. Lo spingono in macchina e lo riportano nello stesso casolare. Lo legano, lo picchiano. Non gli danno da mangiare per due giorni. Non gli permettono nemmeno di assumere i farmaci per il diabete. Senza medicine, la vittima inizia a sentirsi male. Dopo tre giorni di prigionia, ha un guizzo di genio.

LA TELEFONATA
Chiede ai carcerieri il permesso di telefonare a un amico. «Così mi porta i soldi», dice. Festim compone però il numero di un carabiniere che conosce. «Ho un debito che non riesco a saldare, mi hanno rapito e mi tengono sequestrato», racconta al telefono. Il militare fissa subito un appuntamento con i rapitori. Poche ore dopo, incontra Alfons Petri nel piazzale del bar Due Leoni, sulla Casilina, mentre i colleghi lo seguono a vista, pronti a intervenire.

IL RISCATTO
«Mi devi consegnare 13mila euro altrimenti il tuo amico non lo vedi più, lo ammazzo e lo butto in un pozzo», urla l'indagato. A quel punto, il carabiniere mostra il distintivo. In tutta risposta riceve una testata in faccia. Petri finisce in manette. Suo fratello viene arrestato poco dopo. Festim viene invece liberato. Perde i sensi mentre i carabinieri stanno mettendo a verbale la sua testimonianza e viene portato in ospedale. I medici gli diagnosticano lesioni giudicate guaribili in trenta giorni.