Cade in un burrone, il suo cane lo salva dal congelamento e trova aiuto

Leonard Somers con il suo husky (fermo immagine dal video di Fox31)
di Anna Guaita
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Mercoledì 13 Novembre 2013, 20:08 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 08:48

NEW YORK – Sarebbe morto congelato. Non c’era nessuna speranza per Leonard Somers. Durante una gita di sci fra i boschi e i monti in Colorado era caduto in un burrone, aveva battuto la nuca contro un masso ed era rimasto paralizzato dalla vita in giù. Se oggi è uscito dall’ospedale, vivo, anche se su una sedia a rotelle, lo deve solo al suo cane. Il siberian husky, Juneau, una femmina di cinque anni. E' riuscita a liberargli le gambe dalla neve perché non congelassero. Poi ha alternato brevi corse verso la pista dove sperava di vedere passare altri sciatori, e pause, stesa sul corpo del padrone per tenerlo caldo.

L’intelligenza e la generosità del cane sono state davvero miracolose.

Juneau non solo ha capito che doveva attirare l’attenzione di altri esseri umani, ma sapeva anche che non poteva allontanarsi troppo perché doveva dare tepore all’uomo ferito.

E’ stata un’altra sciatrice, Jenny Beltman, che scendeva a una certa distanza dal luogo dell’incidente, a sentire l’abbaiare del cane: «L’ho visto in basso, lontano, che saltava e abbaiava e correva verso l’orlo del burrone. Ho capito che c’era qualcosa che non andava. Quel cane è stato un eroe, ha dimostrato una devozione incredibile».

Dopo che Jenny ha visto il corpo immobile di Somers, ha chiamato i soccorsi, che sono riusciti a sollevarlo fuori dal cuneo in cui era finito. Un elicottero ha trasportato l’uomo all’ospedale Saint Anthony di Denver, per l’appunto uno degli ospedali che ammettono nella camera dei pazienti le visite dei cani, se sono giudicate utili alla guarigione della persona. Inutile dire che medici e amministratori sono stati d’accordo che la presenza di Juneau sarebbe stata positiva.

Somers è stato operato ed è rimasto ricoverato una settimana. Adesso dovrà seguire un corso di riabilitazione. Non è ancora assolutamente certo che sia paralizzato, c’è qualche speranza che possa recuperare almeno in parte l’uso delle gambe. «Ma mentre ero steso immobile – ha confessato - ho pensato che la fine di questa avventura sarebbe stata diversa. Non mi aspettavo di vivere. E’ stata Juneau che mi ha dato la forza. Quando l’ho vista che scavava via la neve, ho pensato che era Dio che stava intervenendo attraverso di lei. Si è sdraiata sulle mie gambe, e sulla mia pancia, mi ha tenuto caldo. Scappava solo per qualche minuto, la sentivo abbaiare, ma poi tornava. Le devo la vita».

Gli husky sono i cani usati in Alaska per tirare le slitte. Sono abituati a vivere nella neve, e per istinto ne conoscono tutti i pericoli. Il loro pelo è distribuito su un mantello “doppio”, con la parte più vicina alla carne morbida e lanosa. E’ grazie a questo pelo spesso e caldo, che Juneau ha protetto il suo padrone dall’ipotermia. Ma, come sottolinea Spmers stesso: «E’ stato il suo amore che l’ha guidata. E io le voglio un gran bene, le sono grato, e spero di vivere tanti altri anni con lei al mio fianco». Uscendo dall’ospedale, con la cagna accoccolata sul grembo, ha gridato: «Mandatele un bacio, se lo merita!»

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