Bernd Osterloh, il rappresentante dei lavoratori, ha precisato che «non ci saranno licenziamenti fino al 2025, la riduzione del personale verrà effettuata, in modo socialmente compatibile», cioè con part time, prepensionamenti e uscite concordate per i lavoratori più anziani. La manovra riguarda soprattutto il brand Volkswagen, il più importante, ma anche quello con la produttività e la redditività meno elevate, performance non più sostenibili per un marchio globale alla vigilia della svolta elettrica e della guida autonoma. La riorganizzazione consentirà risparmi di 3,7 miliardi di euro l’anno dal 2020, 700 milioni all’estero, tre miliardi in Germania.
La produttività salirà del 25%, il margine operativo raggiungerà il 4%. Non solo tagli, il patto per il futuro prevede l’accelerazione verso le nuove tecnologie dove il gruppo di Wolfsburg vuole essere leader. Nelle nuove aree saranno investiti 3,5 miliardi e creati 9 mila posti di lavoro. «È il più grande programma di modernizzazione nella storia del nostro marchio principale» ha dichiarato il ceo del gruppo Matthias Mueller. Il responsabile del marchio Volkswagen Herbert Diess ha aggiunto: «Un grande passo avanti, il patto rappresenta una trasformazione fondamentale della catena del valore, lo sviluppo di nuove competenze è un investimento strategico. Il futuro è nelle nostre mani». Giudizio positivo anche da parte di Osterloh: «Dopo un lungo lavoro abbiamo raggiunto un risultato soddisfacente, un compromesso accettabile per entrambe le parti. Entriamo nella mobilità elettrica di prossima generazione, le componenti prodotte nelle nostre strutture renderanno gli stabilimenti tedeschi pionieri all’interno del gruppo Volkswagen».
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