Mafia Capitale, sequestrato il tesoro di Odevaine: 250mila euro per pilotare gli appalti

Mafia Capitale, sequestrato il tesoro di Odevaine: 250mila euro per pilotare gli appalti
di Sara Menafra e Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Giovedì 13 Ottobre 2016, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 12:44


Gli hanno sequestrato 250mila euro. Ma in procura sono convinti che fossero molto più ingenti le mazzette che Luca Odevaine incassava per pilotare gli appalti sui migranti verso le società di Salvatore Buzzi, il ras delle coop di Mafia Capitale. È scritto chiaramente nel decreto che ieri ha congelato il tesoretto del manager corrotto. I conteggi fatti dalla procura di Roma dicono che la somma delle mazzette potrebbe aver superato il mezzo milione di euro. E che i pagamenti sarebbero cominciati almeno nel 2011: «Le espressioni di Odevaine (al telefono ndr) sulla cui genuinità non si può dubitare - scrive il giudice - sono chiarissime circa il fatto che i pagamenti delle tangenti sono avvenute anche negli anni antecedenti al 2014, sicché può considerarsi provato che le elargizioni mensili siano state effettuate sin dal settembre 2011».

I FAVORI
Odevaine, considerato l'infiltrato della criminalità comune nelle stanze del governo, col suo ruolo al Viminale era riuscito a «creare le condizioni per l'assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture del gruppo». E pur di ottenere quei soldi era disposto a tutto. Il gip Costantini fa l'elenco: «Comunicava i contenuti delle riunioni del tavolo di coordinamento»; «effettuava pressioni finalizzate all'apertura di centri in luoghi graditi al gruppo La Cascina»; «predisponeva i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l'attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina» anche concordando «il contenuto dei bandi». L'accordo che gli è costato il patteggiamento per corruzione, riguardava in particolare la gestione del Cara di Mineo, il più grande d'Europa. Per essere riuscito a far vincere quel bando al consorzio prescelto, Odevaine avrebbe accettato «una retribuzione di 10mila euro mensili, poi aumentata a 20mila».

I CONTEGGI
«Il prezzo complessivo della corruzione va individuato nella somma di 380mila euro (10mila per 38 mesi) », scrive il giudice che valuta che i pagamenti complessivi siano stati ben superiori: «Domus Caritatis ha veicolato ad Abitus 1.915.105 euro, dei quali 560.316,85 venivano trasferiti a Odevaine e ai soggetti a lui collegati». Quelli che il procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo e i pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini sono riusciti ad attribuire concretamente a lui sono 261mila, ma altri mancano all'appello: nell'accusa di corruzione per cui è a giudizio nel maxiprocesso di Mafia capitale risponde di altri 151mila euro di mazzette, ancora per corruzione.

LE INTERCETTAZIONI
Il provvedimento cita anche i cinque episodi registrati dalle telecamere del Ros in soli sei mesi di intercettazioni, da marzo a ottobre 2014. In uno di questi, il 26 marzo Carmelo Parabita de La Cascina si lamenta entrando nell'ufficio di Odevaine monitorato dalle telecamere del Ros: «Non sapevo dove metterli - dice consegnando una busta ben gonfia - l'ho messi qua tutti».
La sintesi di quanti soldi giravano tra le stanze della Abitus e i conti dello stesso Odevaine, che ora, per ottenere il patteggiamento ha messo a disposizione 250mila euro, la fa come al solito Salvatore Buzzi: «Scusa ma se Odevaine c'ha tutta sta roba... se sei stipendiato dal Comune e pigli3.000 euro al mese come fai ad averci un impero in Venezuela? Come se l'è fatto? Coi risparmi dello stipendio?».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA