Per l'industria del futuro 23 miliardi: ecco il piano del governo

Calenda
di Luca Cifoni
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Giovedì 22 Settembre 2016, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 09:11

Tredici miliardi di incentivi fiscali nei prossimi anni. E un iper-ammortamento del 250 per cento, che permetterà alle aziende di moltiplicare il vantaggio fiscale in bilancio per gli investimenti connessi all'innovazione industriale. Poi ancora, 24 miliardi di investimenti privati complessivi da mobilitare.

Altri 10 miliardi di impegno pubblico per iniziative quali la banda larga e il made in Italy, a cui dovrebbe corrispondere quello privato per 32 miliardi. In cifre, è questo il biglietto da visita del piano Industria 4.0 presentato a Milano dal ministro dello Sviluppo economico Calenda insieme al presidente del Consiglio Renzi. Obiettivo è rilanciare l'attività produttiva del Paese in particolare in un settore, quello manifatturiero, che negli ultimi anni ha perso peso e smalto.

CAMBIO DI IMPOSTAZIONE
Al di là dei numeri, l'ambizioso progetto si caratterizza soprattutto per un cambio di impostazione culturale, che lo stesso ministro ha voluto sintetizzare con un paio di no tra loro collegati: no allo Stato che dice alle imprese in quali settori devono investire, e no agli incentivi a bando, assegnati solo alle aziende che superano una valutazione ministeriale. Gli incentivi saranno quindi di tipo orizzontale, ovvero fruiti direttamente dagli interessati (ovviamente nell'ambito delle risorse disponibili).

«Tornate in azienda a fare Pil, che ne abbiamo bisogno» ha riassunto a modo suo Renzi, parlando alla platea di imprenditori presenti. La volontà dichiarata del governo è concentrarsi sull'«esecuzione» del piano, per evitare l'insuccesso di pur validi progetti simili concepiti in passato, come Industria 2015 che vide la luce giusto 10 anni fa.

Ma cos'è esattamente Industria 4.0? Il nome si rifà alla constatazione che è in corso una quarta rivoluzione industriale, dopo quelle della fine del diciottesimo secolo (basata sul vapore) dei primi del 900 (elettricità e petrolio) degli anni 70 del secolo scorso (elettronica e automazione). Stavolta i fattori di cambiamento sono l'ingresso sulla scena di macchine intelligenti, interconnesse e collegate ad Internet.

I settori da cui passa questo sviluppo sono la robotica collaborativa, le stampanti 3D, la realtà aumentata, la cybersecurity, l'analisi dei big data e altri ancora. Ma tutto il sistema produttivo (compresi ad esempio l'agricoltura e l'agroalimentare) dovrebbe beneficiare della rivoluzione in termini di flessibilità della produzione, velocità, maggiore produttività e qualità, competitività del prodotto.

Piani del genere sono stati già adottati negli Stati Uniti e in altri Paesi europei; in Italia però il modello dovrà essere un po' diverso per la presenza di un ambiente industriale particolare, in cui sono pochi i grandi soggetti privati e il sistema industriale è basato sulle piccole e medie imprese. Allo stesso tempo però ci sono prestigiosi poli universitari e centri di ricerca, e i prodotti finiti godono di una forte connotazione culturale.

Il progetto si muoverà quindi lungo la direttrice degli investimenti, puntando a incentivare quelli privati, ad aumentare la spesa privata in ricerca e innovazione, a rafforzare la finanza di rischio a favore delle start up, e lungo la direttrice delle competenze, in particolare attraverso percorsi universitari e istituti tecnici superiori dedicati (obiettivo il raddoppio degli iscritti a scuole che si occupano di questi temi innovativi).

Lo Stato dovrà assicurare le infrastrutture, come la banda larga, garantire gli investimenti privati, favorire la contrattazione decentrata aziendale finalizzata alla produttività (a quest'ultima finalità sarebbero destinati 1,3 miliardi nel periodo 2017-2020).

Tra gli strumenti, oltre all'ammortamento al 250 per cento (per tutto il resto quello introdotto quest'anno al 140 sarà confermato con l'esclusione dei veicoli che scendono al 120) spicca il credito d'imposta alla ricerca: il credito massimo per contribuente salirà dagli attuali 5 a 20 milioni. Il tutto dovrebbe essre tradotto in legge nell'imminente sessione di bilancio.

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