Ettore Bassi: «Il viaggio più brutto? Quello con la donna sbagliata»

Ettore Bassi
di Giorgia Cardinaletti
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Martedì 28 Maggio 2013, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 10:23
Ettore Bassi, l'ultimo viaggio che ha fatto?

A Parigi con la famiglia, ho portato finalmente le bambine a EuroDisney. Erano cinque anni che me lo chiedevano.



Il viaggio più bello più bello di sempre?

«Fino a un po' di tempo fa era quello della maturità con il mio migliore amico, 32 giorni di interrail in Spagna. Oggi devo riservare il posto d'onore al viaggio fatto con quella che poi è diventata mia moglie in Africa. Un safari in Kenya dopo che ci eravamo appena conosciuti, una vera avventura. Viste poi le conseguenze direi che è andata bene. Un viaggio improvvisato, era Natale del 2000. Lì abbiamo concepito la nostra prima figlia e non eravamo neanche fidanzati».



Quello più brutto?

«Quello con la donna sbagliata. Non mi ricordo quando, una gita verso Firenze di due giorni. Uno di quei viaggi in cui al ventesimo chilometro di autostrada ti accorgi di aver fatto uno sbaglio».



L'albergo più bello della sua vita?

«Ne ho visti talmente tanti. Mi viene in mente la casa dei pescatori in Spagna. Un paesino vicino al mare dove siamo stati ospiti in una casa di abitanti del luogo che hanno fatto di tutto per farci sentire accolti e a nostro agio».



Quando e come fa la valigia?

«All'ultimo secondo buttando dentro le prime cose che trovo. Dando una chance a un imprevisto: posso calcolare di mettere un pantalone in più, magari uno lungo se siamo in estate e può essere freddo. Però la faccio molto velocemente, ci metto l'essenziale. Non è un rito che mi interessa particolarmente».



Cosa porta sempre con sé?

«Biancheria intima, caricabatterie del telefonino e un libro».



Meglio soli o in compagnia?

«Dipende. Ho viaggiato sia solo che in compagnia. In compagnia è importante scegliere quella giusta e quando sei solo è importante esserne davvero convinti».

Libri o e-book?

«Libri assolutamente. Nei viaggi da solo anche dei quaderni per buttare giù pensieri, riflessioni, cose che mi vengono in mente».



In una città: a zonzo senza meta precisa o itinerario ferreo?

«A zonzo, con una mappa in mano ma senza meta precisa».



Il piatto che più le è piaciuto?

«Ne ho assaggiati tanti. Però diciamo che i piatti tipici che assaggi in Italia quando te li fanno nei luoghi d'origine ti aprono un mondo. Ad esempio la paella che mangi qui poi quando la gusti in Spagna è un'altra cosa. Mi diverte molto assaggiare la cucina locale. Mi piace buttarmi, assaporare, sperimentare».



Quello che dimentica sempre a casa?


«I soldi. Poi li prelevo in giro. Io sono di quelli che saranno felici quando inventeranno i pagamenti con le impronte digitali».



Prossimo viaggio?

«In Argentina. Vorremmo fare un bel giro lì, poi magari in Australia in un secondo momento. Nella terra del fuoco vorrei poter vedere tutto: città, mare e popolazione. Ne sento sempre parlare benissimo e sono molto curioso».
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