Trump, l'ammissione dopo cinque anni: «Obama è americano». Ma non chiede scusa

Trump, l'ammissione dopo cinque anni: «Obama è americano». Ma non chiede scusa
di Anna Guaita
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Venerdì 16 Settembre 2016, 19:27 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 16:09
NEW YORK – Per cinque anni è stato il capo di un movimento soprannominato “birtherism”, il cui unico scopo era di sostenere che Barack Obama non è un presidente legittimo perché non è nato negli Usa ma in Kenya. Per cinque anni Donald Trump ha anche insinuato che Obama fosse di fede musulmana, ma lo nascondesse. Ieri, con un flip-flop evidentemente dettato da squisiti motivi politici, Trump ha letto una dichiarazione di 33 secondi in cui ha ammesso che Obama è nato negli Usa. Ma è riuscito, pur in una dichiarazione così breve, a dire due bugie: a sostenere che il birtherism era stato lanciato da Hillary Clinton nella campagna presidenziale del 2008, e a pretendere di “aver chiuso” la polemica quando nel 2011 Obama presentò la fotografia del certificato originale (l’estratto dell’atto di nascita in forma abbreviata l’aveva già reso noto nel 2008). Non è vero che Hillary è colpevole di aver creato questa teoria razzista anti-Obama, e non è vero che Trump nel 2011 “chiuse” la questione, perché ha continuato a ripetere le sue insinuazioni addirittura fino allo scorso gennaio.

La stampa Usa per una volta ha reagito subito e compatta davanti alle due bugie di Trump, evidentemente arrabbiata per essere stata usata: infatti Trump ha fatto questa dichiarazione in occasione della presentazione del suo nuovo albergo a Washington. Aveva promesso una conferenza stampa, e invece ha parlato solo per 33 secondi e poi ha dedicato il resto del tempo a far vedere il suo albergo, suscitando il malumore dei giornalisti presenti. Offesi di essere stati usati per girare solo immagini pubblicitarie, i reporter per protesta hanno alla fine del tour cancellato il girato.

Tuttavia gli analisti hanno una teoria sul perché Trump abbia deciso per questo clamoroso flip-flop. E cioè si sarebbe trattato di un tentativo di recuperare almeno una parte del voto delle minoranze, o almeno convincere i bianchi incerti che Trump non è un razzista. Il birtherism è stato definito da molti come un movimento di aperto razzismo, l’ultimo è stato Colin Powell già segretario di Stato con George Bush junior ed ex capo degli Stati Maggiori con Bush senior.

Allo stato attuale, solo il 3 per cento degli afro americani e il 19 dei latino-americani appoggia Trump. Proprio ieri infatti è scesa in campo nella campagna anche Michelle Obama. La first lady è a un tasso di popolarità intorno al 60 per cento presso la popolazione in generale, ed è immensamente popolare presso gli elettori di colore, e soprattutto i giovani. Difatti ieri ha scelto per il suo debutto il campus della George Mason University, in Virginia, uno degli Stati in bilico più importanti. Michelle, che a luglio aveva parlato anche alla convention democratica di Filadelfia ottenendo grande successo, mira con la sua partecipazione alla campagna di Hillary a risvegliare il voto dei giovani, tradizionalmente pigro negli Usa. Sfruttando la popolarità del marito fra gli elettori under-30, e la propria, la first lady potrebbe davvero aiutare Hillary, che nelle ultime due settimane ha subito una battuta d’arresto, e si vede raggiunta da Trump in altri due Stati chiave, l’Ohio e la Florida.

Dunque, con l’intervento di Michelle ieri, l’Amministrazione Obama è in pieno schierata per far eleggere Hillary. Barack, che ha già esordito, ha annunciato che interverrà almeno tre volte a settimana per la sua ex segretaria di Stato, e lo stesso farà il vice Joe Biden, mentre Michelle ha cominciato ieri. Non esiste nella storia politica americana un altro esempio di tanta dedizione di un’Amministrazione nei confronti del candidato che dovrebbe succederle.

Michelle è stata accolta dalla popolazione studentesca dell'università con grande calore, e lei ha ammonito che se si vuole «continuare il programma della presidenza Obama, e necessario eleggere Hillary Clinton». Ha ottenuto grandi applausi e molte risate quando ha detto sorridendo: «siamo arrivati alla fine del nostro mandato, tra un po' mio marito si dovrà trovare un altro lavoro».
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