Le disabilità temporanee? Sparite. Ci sarebbe da organizzare pellegrinaggi, se non fosse che l'ormai ex capo del Personale della municipalizzata, Francesca Rango (dimissionaria anche lei, insieme al direttore generale Marco Rettighieri e all'amministratore unico Armando Brandolese) abbia creduto poco a queste guarigioni di massa. Anzi, a dirla tutta ha sospettato una truffa ai danni di Atac e dell'Inps. Per questo, insieme a Rettighieri, qualche settimana fa ha presentato un esposto alla Procura di Roma.
I CONTROLLI
Per capire che qualcosa non andasse, in fondo bastava leggere i numeri delle Risorse umane. Tra gli oltre 11mila dipendenti di Atac, in 160 avevano problemi fisici tali da rendere impossibile il lavoro come conducenti o operai delle officine. Per questo l'azienda li aveva ricollocati dietro una scrivania, decisamente più confortevole rispetto al sedile di un bus. Fino a quando, i vertici di Atac (che in settimana verranno sostituiti dall'assemblea dei soci) hanno deciso di avviare una serie di controlli straordinari. Mettendo in campo sia i medici aziendali sia quelli del Cispi e ricorrendo a tutti gli strumenti previsti dal decreto ministeriale 88/1999, quello che prevede l'«accertamento dell'idoneità fisica e psicoattitudinale del personale addetto ai pubblici servizi di trasporto».
Alle visite mediche si sono sottoposti oltre cento dipendenti con «inidoneità temporanee». E l'80% è risultato in perfetta forma, tanto da tornare subito in cabina o in officina. Anche tra i cosiddetti «inidonei definitivi», in molti hanno scoperto, dopo la visita, di avere goduto di un miglioramento improvviso. Tanto da dover firmare con l'azienda un accordo transattivo per cambiare la qualifica: da «autista inidoneo» ad ausiliario del traffico, lasciando l'amata scrivania.
«ASSEGNI GONFIATI»
Ma l'esposto consegnato ai pm di piazzale Clodio evidenzia anomalie anche per quanto riguarda i fondi pensionistici. Perché alcuni sindacati nel 2011 hanno firmato un accordo per la creazione di un fondo, che ha avuto in cassa oltre 5 milioni di euro, finalizzato a migliorare l'assegno degli «inidonei» a fine carriera. In pratica, chi lasciava l'Atac con invalidità riconosciute, poteva accedere al trattamento pensionistico in anticipo e con più soldi. Iniziativa lodevole, per i disabili veri. Il sospetto però, considerato l'esito delle visite mediche, è che più di un dipendente in passato se ne sia approfittato.
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