”Virginia Raggi e il giallo del video. E chiede un parere legale sul contratto-capestro

Raggi
di Simone Canettieri e Stefania Piras
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Giovedì 8 Settembre 2016, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 16:55

Si vedono ai Parioli. No a casa di Daniele Frongia, il vicesindaco, sull'Appia. Macché, fermi tutti, Beppe Grillo incontrerà Virginia Raggi in Campidoglio. Niente di tutto questo. Il leader del M5S non vede di persona la sindaca, preferisce ricompattare «i suoi ragazzi del direttorio» alle porte di Roma che metterci la faccia con la grillina, vissuta ormai da gran parte del movimento come «un corpo estraneo». 


 
Allora c'è solo una telefonata tra «Beppe» e «Virginia» da raccontare, avvenuta dopo pranzo, che dal Campidoglio definiscono «cordiale» e «in sintonia». Non è così. Il comico è «infuriato». Vuole entrare nel merito dei tanti dossier dopo aver fatto il punto con il direttorio: dall'assessore Paola Muraro al vice capo di gabinetto, Raffaele Marra da rimuovere. E poi c'è il metodo, che non va. Si capisce che qualcosa sta per accadere quando scendono dalla scala della Lupa gli operatori del blog. Ecco, la sindaca farà, anzi posterà, un video.

IL GIALLO
E qui si capisce che il parto di una clip di 1 minuto e 39 secondi non è una cosa semplice. Perché racchiude in sé tutte le tensioni di queste ultime ore. Il video pubblicato sul profilo Facebook della Raggi è pieno di «tagli» e «cuci», pezzi ripresi e riattaccati. Nel post che lo accompagna su Facebook, inoltre, ci sono diversi omissis. La prima versione scritta, diciamo lo sbobinato, è in linea con il video. Dopo poco però viene aggiunto questo insert: «Inoltre, ho deciso di prendere dei provvedimenti per la riorganizzazione della macchina amministrativa». E cioè la richiesta del direttorio e di Grillo. Non a caso, sempre dopo, comparirà un Ps, dopo un'ora, sia su Facebook che sul blog: «L'attuale vicecapo di gabinetto Raffaele Marra sarà ricollocato in un'altra sede». Un'altra imposizione subita dalla Raggi in una giornata passata a capire come uscire dal «labirinto» dove si è ficcata, soprattutto adesso che Di Maio, «Luigi», il suo garante sembra essere depotenziato, dopo il caso della mail scoperto da Il Messaggero.

LA MOSSA
Ecco perché nei giorni scorsi, quando da pezzi importanti del M5S le arrivavano messaggi del tipo «cambia o vai a casa», «di questo passo ti togliamo il simbolo», la Raggi è ritornata avvocato, un po' stile difesa Muraro di queste ore. Anzi, ha fatto di più la sindaca: ha chiesto un parere legale sul contratto che ha firmato prima di candidarsi. Che la vincola ai vertici del M5S per prendere le decisioni più importanti (cosa finora mai avvenuta) e che, soprattutto, prevede una penale di 150mila euro in caso di inadempienze ai principi grillini, che passano sempre, contratto alla mano, dalla questione giudiziaria. L'idea della Raggi, forse mossa dall'esasperazione visto anche nel video di ieri il suo volto era provato e teso, è stata quella di cercare di capire se in caso di guerra atomica può svincolarsi, magari insieme alla sua maggioranza, dal contratto che Gianroberto Casaleggio pensò insieme a Roberta Lombardi, ritornata in queste ore molto influente, per gestire Roma. Unico caso.

I RAGAZZI
Tra Virginia e Luigi, alla fine Beppe ha scelto il vicepresidente della Camera. Nel senso che è lui che vuole guardare negli occhi appena arriva a Roma. Virginia la vedrà, forse, solo oggi. Si comporta da padre, Beppe. Appoggia la mano sulla spalla del trentenne di Pomigliano come a ricordargli Tranquillo, non ti sei bruciato che fa venire in mente Gianroberto Casaleggio quando parlava dell'elezione online del candidato premier senza nominarlo (Tranquillo, non vogliamo bruciarti). Grillo sceglie di tornare leader a tutti gli effetti. Lo fa sul palco a Nettuno per l'ultima tappa del tour Costituzione Coast to coast condotto per promuovere il No al referendum.

Qualche caz...a ma facciamo anche noi dichiara al pubblico ammettendo le difficoltà di questi giorni convulsi. Frasi che restituiscono il lungo faccia a faccia tra il leader, il direttorio al completo e Paola Taverna, leader dello staff capitolino, che è cominciato ieri all'ora di pranzo, fuori Roma, lontano da occhi indiscreti. La senatrice romana, sacerdotessa del grillismo più puro, ha avuto un ruolo fondamentale: ha denunciato l'inchiesta sulla Muraro. Un caso che dovrebbe far scattare l'articolo 9, quello delle sanzioni, del codice etico firmato da Raggi. Che sta sempre più stretto alla sindaca.

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