Proposte anti-crisi/ Quel percorso a ostacoli dell'Europa a due velocità

di Giulio Sapelli
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Martedì 23 Agosto 2016, 00:05
La crisi dell'unità europea corre il rischio di prendere le sembianze del sonno della ragione così efficacemente rappresentato dalle grandi tele del Goya degli ultimi anni. Mi riferisco al fatto che viene proponendosi sino a ora non con una compiuta formulazione ma con una sorta di vaghe indicazioni la possibilità di dar vita a due Europe. Ma non Europe economiche quali sarebbero quelle dei due euro o delle due aree monetarie che come un fantasma accompagna l'eurozona sin dal suo sorgere. In effetti era il fantasma che Helmut Kohl scacciò al momento della riunificazione tedesca quando rifiutò l'ipotesi di Mitterand e di Andreotti e della socialdemocrazia tedesca di creare due marchi, uno per l'ovest e uno per l'est, creando tedeschi di serie A e tedeschi di serie B.

La proposta ora è diversa ed è stata vagheggiata anche a Ventotene sotto la forma della creazione possibile di una Europa delle nazioni fondatrici Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, ossia quelle che avevano dato vita dietro l'impulso di De Gasperi, Schuman, Adenauer prima alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio Ceca e poi al Mercato comune europeo Mec nel 1957 con il Trattato di Messina. Si tratterebbe di porre le basi di un direttorio politico in grado di dirimere con rapidità i problemi istituzionali che ostacolano la creazione di quella unità politica continentale che si sta sgretolando sotto i colpi delle migrazioni che dividono e della guerra in Medio Oriente.
 

Guerra che scatena rivalità terribili tra le nazioni con storie e aspirazioni coloniali in Nord Africa, come è evidente soprattutto nella vicenda libica e nella difficile situazione siriana. Naturalmente questa proposta ha un indubbio valore quello di tornare a porre in primo piano la politica anziché l'economia nel tessuto delle vicende europee, aprendo in tal modo una era nuova dopo venti anni di riduzionismo economicistico, che non solo ci ha fatto sprofondare prima nella recessione e ora nella deflazione da recessione, ma ha profondamente disvelato le asimmetrie di potere in Europa consegnando il continente all'egemonia tedesca. Essa si è imposta di fatto naturalmente. Il ritorno alla politica consentirebbe forse di correggere le asimmetrie economiche e farebbe sì che si mettesse in moto quel dibattito istituzionale che è sin qui mancato e che non può che sostanziarsi nell'affidare alla superiorità del Parlamento Europeo tanto l'economia quanto la politica estera europea. Superiorità della politica di cui abbiamo un bisogno vitale.
 
Ma questa proposta ha un tallone d'Achille nella storia stessa più recente della costruzione europea. Ossia disvelerebbe in modo preclaro l'errore di aver compiuto un allargamento senza meditazione alcuna. Un allargamento che ha allarmato la Russia e che ha posto le basi del nuovo conflitto europeo tra est e ovest che si è scatenato in Ucraina per l'espansionismo russo frutto della paura del soffocamento e della coercizione che è una costante secolare dell'animo prima che delle élite del potere russe.
Si creerebbero europei di serie A e di serie B proprio sul piano politico che è il contesto reale della creazione dei diritti di cittadinanza. Interi popoli baltici e polacchi in primis e tutti quelli dell'Europa del sud con altrettanta forza si sentirebbero offesi e deprivati di dignità storica che è quella che conta. E sarebbe la vera fine dell'Europa che si troverebbe veramente a essere divisa sia nel plesso di nazioni a tardiva democratizzazione Spagna, Portogallo e Grecia sia in quell'arco di nazioni un tempo dominate dall'Urss che già oggi sono insofferenti del tallone teutonico pur non potendo farne a meno.

Con le due Europe si rischierebbe di farli sentire - quei popoli - rifiutati dalla democrazia come forma politica storicamente prevalente e l'Europa potrebbe andare incontro ad avventure terribili di cui già individuiamo un profilo in Ungheria e in Polonia. Insomma della proposta delle due Europe politiche è meglio non farne nulla e non cadere così nel sonno della ragione.
Certo il lavoro necessario per convincere tutta l'Europa di costruire una vera supremazia della democrazia rappresentativa il Parlamento Europeo sulle inferme e incompetenti tecnocrazie, che sostengono un'austerità catastrofica, è un lavoro ben più penoso e difficile. Ma è il solo utile e veramente necessario.
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