Il Paese delle donne uccise, i dati del Viminale: un omicidio su tre è “di genere”

Il Paese delle donne uccise, i dati del Viminale: un omicidio su tre è “di genere”
di Sara Menafra
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Mercoledì 17 Agosto 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 19:33
I reati comuni scendono, ma i femminicidi restano più o meno costanti. Mantenendo una percentuale quasi inalterata: il 34% delle uccisioni avvenute in Italia, criminalità organizzata compresa, è contro una donna. I numeri sono contenuti nel rapporto annuale sull’attività del Viminale, presentati dal ministro degli interni nella consueta conferenza stampa di ferragosto. Ma confermano indicazioni emerse da altre ricerche condotte all’estero (l’Unione europea, ad esempio, ha lanciato recentemente un progetto di raccolta dati sui crimini di genere). 

I NUMERI
Lo scorso anno, considerando il periodo dal 1 agosto 2015 al 31 luglio 2016, le donne uccise sono state 138 su un totale di 398 omicidi. Un numero decisamente superiore a quello dei 49 omicidi attribuibili alla criminalità organizzata e che conferma un andamento analogo a quello dell’anno prima, quando gli omicidi erano stati 449, di cui 29 attribuibili alla criminalità organizzata, e 181 erano femminicidi. Insomma, sei i dati del Viminale dicono che i delitti sono complessivamente in calo, il dato resta tutto sommato costante e ancora limitata l’analisi del fenomeno, al di là del racconto dei fatti di cronaca.

Nel 2014 gli omicidi con vittima una donna si erano fermati a 152 e in quel caso, la “Casa delle donne per non subire violenza” aveva diviso il dato per regione e per luogo del delitto, fornendo alcune tracce per provare a capire: il 65% dei femminicidi era stato compiuto dal partner e un altro 10% dall’ex partner e il luogo largamente prediletto (per circa l’80% dei casi) era la residenza della vittima. Lombardia e Sicilia le regioni più colpite, seguite da Lazio e, a distanza, Toscana. La provincia più violenta era Milano, seguita da Roma. Elementi che andavano a comporre quello che in breve si è trasformato in un conteggio preoccupante: dal 2004 gli omicidi con vittima una donna sono stati 2000.

LE RICERCHE EUROPEE
Molti, soprattutto se confrontati con il resto dell’Unione, dice l’università di Malta. Secondo una ricerca pubblicata quest’anno, in Italia ci sarebbero stati più femminicidi di buona parte dei paesi europei. Un dato del 2010, piazza l’Italia al quarto posto, dopo Turchia e appunto Germania (in quel caso era sotto Londra, ma le ricerche più recenti spostano il nostro paese sopra l’asticella della Gran Bretagna). 
Più difficili da scovare, ma oggetto di ricerche specifiche, sono poi le analisi sulle mancate denunce di minacce precedenti al femminicidio. Stanno al rapporto annuale sul femminicidio pubblicato quest’anno da Eures, solo l’8,7% di aggressioni e minacce subite dalle vittime prima del delitto era stato denunciato, anche se è da notare che complessivamente solo un omicidio su cinque è preceduto da un’aggressione. 

LE MANCATE DENUNCE
Proprio le mancate denunce sembrano essere il vero buco nero della violenza di genere, con dati preoccupanti relativi soprattutto al nostro paese. L’Agenzia europea per i diritti fondamentali, Fra, due anni fa ha pubblicato i dati sulle violenze subite dalle donne in tutta Europa. Ne emergeva un quadro devastante, visto che 62 milioni di donne nell’Europa a 28 risultava vittima di qualche forma di aggressione sessuale. Un terzo delle donne europee avrebbe subito aggressioni anche solo psicologiche mentre una su cinque era stata vittima di violenza e una su venti violentata. Il dato forse ancor più clamoroso, e che tocca il nostro paese da vicino, però, è che il 67% delle violenze o aggressioni subite non era stato denunciato.

Per questo motivo, alcuni ricercatori, valutavano i casi di molestie, violenze e in generale aggressione riportate in Italia dal campione intervistato, decisamente sottostimato rispetto alla realtà, anche a partire dal fatto che l’aggressione a sfondo sessuale (che esclude la violenza fisica vera e propria ma comprende vari generi di offese verbali) era stata confermata da più dell’80% delle intervistate svedesi e solo dal 20 delle polacche. Secondo quella ricerca, in ogni caso, il 17 per cento delle italiane ha subito un’aggessione fisica o sessuale, mentre secondo dati di alcuni anni prima collezionati dall’Istat la percentuale arriva al 32%. Il 14,3% ha subito un’aggressione dal partner attuale o precedente e il 69,7% delle violenze sessuali è stata compiuta da un partner, il 17,4% da un conoscente e solo il 6,2% da uno sconosciuto. Il problema delle mancate denunce, in ambito familiare, sarebbe dunque ancora molto presente.
 
Tanto che a conclusione del rapporto “Fra”, il direttore dell’Agenzia Morten Kjaerum lanciò un appello soprattutto ai paesi, come il nostro, che sembravano avere anomali tassi di denuncia: «Le violenze sono sistematicamente sotto denunciate alle autorità mentre noi crediamo che questo genere di violazioni siano tra le più diffuse in Europa».
 
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