Brunhilde Pomsel, 105 anni: nel film “A German life” la vita della stenografa del gerarca nazista Goebbels

Brunhilde Pomsel, 105 anni: nel film “A German life” la vita della stenografa del gerarca nazista Goebbels
di Alessio Barbati
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Martedì 26 Luglio 2016, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 19:22
I meccanismi segreti del potere nazista sono rimasti per anni oggetto di fascino e speculazioni. Oggi, uno degli ultimi sopravvissuti ne ha descritto il funzionamento interno, raccontando la propria esperienza in un documentario presentato il mese scorso al Munich Film Festival. La pellicola, “A German Life”, racconta la storia di Brunhilde Pomsel, segretaria del ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels. Oggi, la donna ha 105 anni e ci regala uno sguardo inflessibile sulla mentalità del “tedesco medio” ai tempi del Terzo Reich.

Aveva accettato quel lavoro per la sua crescita personale e, in apertura al film, chiede agli spettatori: «È sbagliato o egoista se chi viene messo in certe posizioni prova a fare qualcosa di utile per se stesso, anche a costo di danneggiare qualcun altro?». Altrove viene descritta come “una dei codardi” o come troppo “stupida” e “superficiale” per capire cosa le stesse accadendo intorno. Nata a Berlino nel 1911 la Pomsel lavorò come stenografa per un avvocato ebreo e come dattilografa per un nazionalista di estrema destra. Per un certo periodo le due occupazioni coincisero, fino a quando, nel 1933, un amico del Partito Nazista le rimediò un lavoro all'ufficio all'ufficio trasmissioni del Reich. Nove anni dopo venne trasferita al ministero della Propaganda dove ebbe modo di lavorare con Goebbels come stenografa.

Dopo la caduta del muro di Berlino, nel quarantacinque, venne arrestata dai russi e rimase in prigione fino al 1950. Sebbene fosse già stata contattata dai media in svariati episodi, la Pomsel ha espresso la sua riluttanza verso la troupe cinematografica che la contattò nel 2012. «Ero un po' spaventata da tutta la faccenda» ha raccontato nel corso di un'intervista riportata dal New York Times . «Mi hanno detto che stavano preparando qualcosa “per l'eternità”, per cui era necessario che certe cose fossero registrate e ho pensato che il discorso avesse una sua logica». «Sono stati in molti, tra giornalisti e romanzieri, a riportare le vicende dal loro punto di vista», conclude, «Ora è il mio turno».

La Pomsel aderì al Partito Nazista nel 1942 e ottenne un posto di prestigio e ben pagato. «Perchè non avrei dovuto?», chiede, «Lo facevano tutti». Goebbels, uno dei ministri più vicini ad Hitler e mente della macchina della propaganda antisemita, viene descritto come un uomo “bello” e “curato”, ma soprattutto come “un attore eccezionale”. «Nessuno - dice nel documentario - sarebbe riuscito meglio di lui a trasformarsi da una persona civile e seria ad un hooligan spietato». Pur avendo assistito di persona al famoso discorso di Goebbels sulla “Guerra Totale” del 18 febbraio 1943, subito dopo la sconfitta tedesca a Stalingrado, la Pomsel ha dichiarato di «non aver nemmeno capito di cosa parlasse».

Eppure il ministro della Propaganda era stato abbastanza chiaro chiedendo «Una guerra più totale e radicale di quasiasi cosa possiamo immaginare oggi».
Ma la stenografa insiste: «Non ho proprio ascoltato, sono stata una stupida e ora me ne rendo conto». Così, se da una parte ammette di avere “un po' di coscienza sporca” essendo stata miope e indifferente, dall'altra respinge le critiche: «Oggi c'è chi dice che avrebbe fatto di più per quei poveri e perseguitati ebrei e io ci credo - dice - Ma penso anche che al mio posto non lo avrebbero fatto. In quel periodo l'intero paese era come rinchiuso in una specie di cupola, come se tutti noi fossimo all'interno di un enorme campo di concentramento».
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