Vediamo le cifre. Lo scorso anno sono nati in Italia 485.780 bambini, con un sensibile calo rispetto ai 502.596 del 2014. È la prima volta nella storia italiana che il numero delle nascite scende sotto la soglia dei 500 mila: nel 1964 erano state poco più di un milione. Come è iniziato il 2016? Non bene a quanto pare: a gennaio i nati sono stati quasi l’8 per cento in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre il bilancio dei primi due mesi, se si corregge il dato per il giorno in più dell’anno bisestile, evidenzia un -4,4 per cento.
L’andamento delle nascite varia non solo di mese in mese ma anche nello stesso mese di anni diversi, sulla base di fattori particolari. Non è quindi corretto proiettare con certezza queste cifre parziali sull’intero anno. Se però fosse davvero questa la tendenza dell’intero 2016, a fine anno i nati sarebbero circa 465.000, appunto 20.000 in meno rispetto al 2015.
Se anche la questione demografica fosse considerata un’emergenza dalla politica (cosa che al momento non sembra) non sarebbe certo semplice nemmeno provare a correre ai ripari. Gli incentivi economici soprattutto se di breve durata appaiono ininfluenti o quasi, come dimostra il cosiddetto bonus bebè entrato in vigore nel 2015. La recessione degli ultimi anni certo incide, ma non è solo questione di soldi. Siamo un presenza di un atteggiamento sociale e culturale (la scelta di avere pochi o nessun figlio) che persiste ma in più - visto che il calo è in corso ormai da decenni - si innesta su una base sempre più ridotta di donne in età fertile. Il classico circolo vizioso, che fino a qualche anno fa è stato solo in parte mascherato dalla presenza delle immigrate.
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