Studente Usa morto nel Tevere, il profilo del fermato: una vita ai margini e il Tevere come casa

Un fermo immagine tratto dal TG1, mostra l'intervista fatta ad Annsalisa la compagna di Massimo Galioto
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Martedì 5 Luglio 2016, 19:14 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 02:03

Una tenda per ripararsi, la banchina del Tevere per casa. Al centro di Roma, eppure ai margini, si vive come i topi. Massimo Galioto, 41 anni, un senza fissa dimora originario della Sicilia, fermato per la morte dello studente americano Beau Solomon Jordan, viveva così, con la sua compagna, accampato tra sporcizia e degrado sulle sponde del fiume sotto ponte Garibaldi, vicino alla centralissima Trastevere, epicentro della movida capitolina.
 

 


Quelle sponde del fiume che più in là sono ingentilite dal maestoso murales di William Kentridge, ma in più tratti sono rifugio di un'umanità disperata. Per gli inquirenti Massimo, una vita di espedienti ed emarginazione, avrebbe spinto Beau nel fiume dopo una lite, e poi sarebbe tornato a dormire. Una vita ai margini la sua, fatta di degrado, di pasti alle mense dei poveri di Trastevere per poter sopravvivere, di bidoni della spazzatura grigi accatastati insieme ai cartoni per ripararsi d'inverno dal freddo, d'estate dal caldo.

E bisogna ricominciare tutto daccapo quando si viene sgomberati per le piene del fiume. Tutto intorno coperte, sacchi di immondizia abbandonati e mai raccolti, la puzza di urina che d'estate si fa insopportabile, erbacce alte, e bottiglie di vetro. A vivere così sotto i ponti del Tevere anche molti 'punkabbestià, emarginati per scelta, che vivono in gruppi con i loro cani. Massimo li frequentava e condivideva con loro giorni persi e la banchina del Tevere, forse alcol e disperazione. Espedienti e degrado che hanno risucchiato l'incolpevole Beau.

A difendere oggi Massimo c'è la sua compagna: «Hanno iniziato a litigare poi si sono dati degli spintoni e quel ragazzo è finito in acqua - ha detto concitata a Rai 1 ripresa nel luogo in cui vive, capelli raccolti, occhiali da vista, un prendisole nero e un forte accento romano - Quel ragazzo stava inseguendo dei marocchini, forse lo avevano derubato. Si è scontrato con Massimo e hanno iniziato a litigare. Si davano spintoni, Massimo ne dava uno, il ragazzo ne dava un altro, Massimo ne dava uno. E il ragazzo poi è caduto in acqua. Ma Massimo non è scappato. È rimasto lì». Ma senza dare nessun allarme. È tornato a dormire nella sua tana.

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